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Sul Locarnese il battito d’ali di Lavertezzo

- di Sascha Cellina

Non ci risulta che esista una farfalla chiamata Lavertezzo, ma se qualche scienziato dovesse prossimame­nte scoprire un nuovo insetto della famiglia dei Lepidotter­i, potrebbe anche decidere di dargli il nome del piccolo Comune affacciato sul Piano di Magadino. Se è infatti vero che, come si dice, un battito d’ali di una farfalla sia in grado di causare un uragano, Lavertezzo potrebbe rappresent­are proprio quel piccolo cambiament­o nelle condizioni iniziali del sistema che conduce a conseguenz­e su scala più grande, appunto il cosiddetto effetto farfalla.

Il sistema in questo caso è il territorio (amministra­tivo) del Locarnese e in particolar­e la “cintura” che va da Brissago a Cugnasco-Gerra, mentre il battito è l’istanza di aggregazio­ne tra Lavertezzo e Locarno. E poco importa se nel frattempo il nuovo esecutivo del paesino abbia richiesto la sospension­e del processo aggregativ­o. Così come in fondo conta poco come andrà a finire, ossia se Lavertezzo si unirà a Locarno, a – come desidera – Gordola e Cugnasco-Gerra o a tutti e tre. Ciò che importa davvero è che l’iniziativa ha riportato d’attualità un tema tanto delicato quanto spigoloso come quello di un’aggregazio­ne che coinvolga il centro e la fascia suburbana di una regione che, seppur in alcuni casi un po’a fatica, ha visto le zone periferich­e (valli, Terre di Pedemonte, Gambarogno e una parte del Piano) unirsi e trovare un proprio equilibrio. Cosa che non sono ancora riuscite a fare le realtà più grandi e centrali, con tutte le conseguenz­e del caso per un Locarnese che si vorrebbe polo ma che, seppur per certi aspetti (su tutti il turismo) possa sembrarlo, ancora non lo è. E non potrà esserlo finché non nascerà perlomeno un forte Comune urbano in grado di trainare tutta la regione e frenare la perdita di velocità rispetto ai poli (quelli sì, di nome e di fatto) di Lugano e Bellinzona. Per farlo, serve che a stringere la mano a Locarno siano, con tutto il rispetto per Lavertezzo, altre “big”. Un tentativo era naufragato in votazione consultiva nel 2011, quando all’ipotesi di un Comune “Sponda destra” (Ascona, Brissago, Losone e Ronco s/Ascona) e uno “Sponda sinistra”(Locarno, Muralto, Minusio, Orselina, Brione s/Minusio, Mergoscia, Tenero-Contra), solo i cittadini di Locarno, Losone e Mergoscia avevano risposto positivame­nte. Ora, se convincere ad esempio la ricca Ascona (casomai più orientata verso Brissago e Ronco) e Minusio sembra anche stavolta improbabil­e, l’allargamen­to del discorso di Locarno con Lavertezzo anche a Gordola e Cugnasco-Gerra e soprattutt­o il recente ammiccamen­to tra il capoluogo e Losone, apre un nuovo interessan­te scenario (nel quale sembrerebb­ero tra l’altro desiderosi di inserirsi anche Orselina, Brione s/Minusio, Mergoscia e Tenero-Contra). Molto in questo senso è proprio nelle mani di una Locarno che sta decisament­e meglio rispetto a 13 anni or sono, quando alcune fragilità (in particolar­e finanziari­e) non la rendevano così appetibile agli occhi dei vicini. E tra questi ultimi, va detto anche questo, c’è al contrario chi sta peggio rispetto al 2011. Come dire che a spingere in maniera finalmente decisiva nella direzione di un’importante aggregazio­ne del Locarnese potrebbe essere un mix tra opportunit­à e necessità, che la Città e il suo nuovo sindaco Nicola Pini dovranno essere bravi a sfruttare per superare le storiche resistenze (in parte paure) delle comunità locali, valorizzan­done allo stesso tempo le peculiarit­à attraverso una visione strategica chiara e precisa.

E il battito d’ali di Lavertezzo avrà creato il suo piccolo uragano.

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