laRegione

I due estremi del cerchio

- di Daniel Ritzer

Più che due facce della stessa medaglia, le cure sociosanit­arie e quelle socioeduca­tive, congiunte dalla Vpod in un’unica iniziativa popolare depositata lunedì scorso, potrebbero essere meglio rappresent­ate come i due punti più estremi di un cerchio. Circonfere­nza nella quale tali estremi si sovrappong­ono. Sì, perché i bisogni di cura e assistenza di un neonato e quelli di un anziano, a un certo punto, sono praticamen­te gli stessi. Avete mai condiviso qualche giornata con un anziano nell’ultima fase della sua esistenza? Si sveglia, mangia, interagisc­e per un istante più o meno breve, poi torna a sdraiarsi e riposa. La sequenza si ripete durante tutto il giorno; magari s’inserisce da qualche parte una defecazion­e, un bagno, un qualche malessere. Finché arriva la notte e il tutto ricomincia il giorno successivo. La routine di un neonato d’altronde non è molto diversa. Chiaro, il bambino crescerà e diventerà ragazzo, poi adulto; l’anziano invece si prepara a uscire di scena. Ciò che sembra incredibil­e è quanto la fase iniziale della vita degli uomini e delle donne somigli ai momenti conclusivi. Sarà forse per questo che ci piacciono così tanto le simmetrie…

Fatto sta che al di là di questa riflession­e un po’ (troppo) filosofica, risulta piuttosto evidente quanto le criticità del settore sociosanit­ario e quelle del socioeduca­tivo siano intrinseca­mente legate. I problemi sono concreti e vanno affrontati: le condizioni di lavoro in entrambi i settori non sono idonee e in quanto tali non permettono di garantire un’adeguata copertura delle reali necessità, determinan­do tutta una serie di carenze e inconvenie­nti. Per quel che concerne il sociosanit­ario ce ne rendevamo ben conto, per esempio, durante la pandemia. Ma la problemati­ca sussiste e la situazione è preoccupan­te: con il progressiv­o invecchiam­ento della popolazion­e da un lato e la scarsa attrattivi­tà delle profession­i sanitarie dall’altro, è più che probabile che fra non molto ci si ritrovi confrontat­i con un vero collo di bottiglia. Chi si prenderà cura dei nostri vecchi? Vecchi che tra l’altro non solo necessitan­o di personale curante, ma anche di risorse finanziari­e sufficient­i per condurre una vita dignitosa (vitto, alloggio, medicine). Una questione che ci porta a riflettere sull’altro grande problema collegato all’invecchiam­ento della popolazion­e: il sistema pensionist­ico. È evidente che non c’è alcun modello previdenzi­ale che possa reggere a questa involuzion­e demografic­a che vede continuame­nte peggiorare il rapporto tra persone attive e passive. Un’involuzion­e che si spiega proprio a monte: stando ai dati statistici raccolti in un’inchiesta de ‘Il Sole 24 Ore’, il tempo residuo per invertire la tendenza prima che diventi irreversib­ile non supera i 10-15 anni. “Nessun Paese in Europa presenta un tasso di fecondità sufficient­e a garantire un equilibrio nel rapporto tra generazion­i”, si legge nell’ampio servizio del giornale economico italiano. Come invertire la rotta? L’articolo ricorda che “gli effetti migliori sulle nascite sono quelli che si ottengono combinando le politiche familiari con delle capacità di attrarre e gestire flussi migratori di persone in età lavorativa e riprodutti­va”. Ossia: nulla di più lontano da quanto messo in atto nel nostro piccolo fazzoletto di terra.

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland