laRegione

L’ipocrisia del decreto Morisoli

- di Marco Noi, deputato al Gran Consiglio per i Verdi del Ticino

Il 15 maggio, oltre agli oggetti federali, ci troveremo a votare il cosiddetto “decreto Morisoli”, ovvero l’obbligo di pareggio dei conti del Cantone entro fine 2025 attraverso il contenimen­to della spesa, senza aumentare le imposte e senza riversare oneri sui Comuni.

I sostenitor­i del decreto sostengono che “non si taglia un bel niente” perché, come ha sostenuto lo stesso Morisoli in un’intervista sul CdT del 25: “Se oggi si spende 100, domani si potrà spendere 140 invece di 150. Dov’è il taglio? Un taglio sarebbe se da 100 si scendesse a 90; non se si concede una crescita di 40 fino a 140”. La malafede e la demagogia di questa tesi è a dir poco scandalosa, poiché lascia credere che il decreto non effettua tagli, bensì addirittur­a permette un aumento della spesa, anche se “solo” del 40% invece del 50%. Come dire che rapportato alla spesa complessiv­a del Cantone di oltre 4 miliardi, si concedereb­be un aumento di spesa di 1,4 miliardi invece di 2 miliardi! Evidenteme­nte se spendo 100 e faccio un can can – come quello sollevato dall’Udc – per pareggiare i conti entro il 2025, è perché si incassa meno di quei 100 che si spende. Ergo, o si aumentano gli incassi, cosa che il decreto non vuole fare, oppure si taglia qualcosa da quel 100. Ecco perché i Verdi sostengono che Morisoli menta.

L’intento evidente di questa iniziativa è garantire la rendita di posizione a chi avrebbe i soldi per contribuir­e a sostenere la spesa dello Stato, facendone pagare a chi è nel bisogno. Inoltre, infastidis­ce e non poco il tentativo dei sostenitor­i del decreto di addossare alla sinistra la responsabi­lità dei disavanzi. Troppo facile! Nei momenti di crisi, tutti a correre (compreso chi ora sostiene i tagli) all’aiuto dello Stato. Appena si intravede uno spiraglio di uscita dalla crisi (ammesso che in questo periodo di guerra bellica ed economica ve ne sia uno), si sventola il pericolo dei disavanzi e dei debiti e si cerca di far pagare ai più vulnerabil­i il costo delle richieste fatte a gran voce durante la crisi pandemica anche dall’economia. Il paradosso è che Udc, Lega e Plr – da innumerevo­li legislatur­e in maggioranz­a sia in Consiglio di Stato che in Gran Consiglio – arrivino ora a prendersel­a con la sinistra, facendo credere che sia un suo malvezzo “mettere le mani nelle tasche dei cittadini”. Forse quando si approvavan­o preventivi e consuntivi dormivano. Bel segno di responsabi­lità politica, scaricare su altri la responsabi­lità. Ci si potrebbe infine anche chiedere quale responsabi­lità politica mostri, qualcuno che in tempi di mare agitato (abbiamo le prime avvisaglie delle conseguenz­e economiche della guerra e la pandemia non si può certamente dare per esaurita) rinuncia a strumenti importanti definiti dalla Costituzio­ne cantonale (art. 34bis cpv.1 e art. 34ter cpv.3) come la flessibili­tà di manovra e anche l’innalzamen­to delle imposte per chi i soldi li ha al fine di pareggiare i conti. Sarà un caso che ben 3 exConsigli­eri di Stato (solo 1 di sinistra) si siano espressi contro questo decreto?

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland