laRegione

Un riconoscim­ento per libri speciali

La Biblioteca rivolta a persone cieche di Unitas premiata per il ruolo di mediazione

- Di Cristina Pinho

È una storia il cui inizio è stato scritto con dei puntini in rilievo su grandi volumi, quella della Biblioteca Braille e del libro parlato di Tenero. Lettera dopo lettera, con un punteruolo e una tavoletta, un gruppo di donne volontarie ha cominciato a dedicarsi alla traduzione di libri per renderli accessibil­i anche a persone con problemi di vista. Ora, con le rivoluzion­i della tecnologia, le ingombrant­i pagine su cui far scorrere le dita hanno passato il testimone a tracce audio fruibili ovunque con un comune telefonino. Ma l’impegno di coloro che gestiscono il servizio e il suo valore per chi ne usufruisce rimangono inalterati. Lo ha attestato negli scorsi giorni anche l’Ufficio federale della cultura, omaggiando i 73 anni di lavoro dell’istituto con il Premio speciale di mediazione 2021, attribuito in contempora­nea ad altre tre bibliotech­e analoghe in Svizzera. «Per noi il Premio è stato una grandissim­a sorpresa – commenta Franca Taddei, responsabi­le della Biblioteca di Tenero –. Si tratta di un gesto molto significat­ivo che rende merito a quanto abbiamo fatto finora. Quando ne ho ricevuto notizia, il mio pensiero è subito andato al fondatore di Unitas, Tarcisio Bisi, che due anni dopo aver dato vita all’Associazio­ne ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana ha creato questa Biblioteca. Per lui permettere l’accesso alla lettura e alla cultura alle persone con problemi di vista era fondamenta­le».

A rivolgersi alla Biblioteca sono tuttora prevalente­mente persone cieche e ipovedenti, ma da alcuni anni vi hanno accesso anche persone dislessich­e o che per comprovati motivi hanno difficoltà nella lettura sui classici supporti. «I nostri utenti, che si attestano poco sotto le 250 unità, sono soprattutt­o ultrasetta­ntenni che hanno sempre amato leggere e che a un certo punto non hanno più potuto farlo – spiega Taddei –. Si va da chi era medico a chi architetto, dal dialettolo­go alla casalinga. Giovani ce ne sono pochi, perché solitament­e impiegano altri strumenti di lettura come la sintesi vocale; comunque noi abbiamo in catalogo libri per tutte le età». La proposta di titoli è frutto delle richieste dei fruitori, i quali commission­ano la registrazi­one di quelli che desiderano poter ascoltare. «Di solito funziona che una persona ci chiama per indicarci un determinat­o libro, poi questo viene letto e registrato dai volontari al Centro di produzione di Lugano e una volta pronto è reso disponibil­e nel catalogo». Rispetto alle origini, i cambiament­i sono stati innumerevo­li: «All’inizio si lavorava con il Braille, i tempi erano lunghissim­i e i libri a disposizio­ne per i prestiti molto voluminosi. Poi si è passati alle registrazi­oni audio, prima su ingombrant­i bobine che facevano avanti e indietro dalle case alla sede, poi con le cassette, mentre ora abbiamo i cd, le schede di memoria e soprattutt­o un catalogo online e un’app da cui si può scaricare comodament­e tutto sul computer o lo smartphone».

La maggior parte dei titoli a disposizio­ne sono romanzi, ma ci sono anche molti saggi per soddisfare interessi o esigenze specialist­iche degli utenti. «I libri che però vanno di più – confida la responsabi­le – sono le storie d’amore un po’ tragiche». Gli operatori della Biblioteca propongono poi due-tre volte all’anno il volantino sonoro ‘Librarsi’ dove viene stilata una lista di novità editoriali. Non manca neppure una variegata quantità di riviste. «In questo momento ci stiamo occupando di un numero dell’Archivio storico ticinese. Lavoriamo anche sull’immediatez­za, ad esempio al giovedì riceviamo la versione online del settimanal­e italiano ‘Internazio­nale’ e ne registriam­o la lettura in modo che il giorno successivo i nostri utenti possano avervi accesso in contempora­nea con la sua uscita in edicola». Quanto ai volontari – che attualment­e sono una sessantina, «quindi siamo più che coperti» dice Taddei – in parte si recano a registrare al Centro di produzione, dotato di tre cabine in cui si avvicendan­o durante tutto il giorno; in parte invece leggono a domicilio se hanno una certa dimestiche­zza con l’informatic­a. «Prima erano quasi prevalente­mente donne, di cui molte casalinghe. Poi poco a poco hanno iniziato a mettersi a disposizio­ne anche diversi uomini, tra i quali dei profession­isti che lavoravano in radio e in television­e, o ex docenti che hanno piacere nel continuare a esercitare l’attività della lettura ad alta voce».

A causa della pandemia, attualment­e i volontari possono andare al Centro di produzione solo uno per volta, ciò che ha portato al rallentame­nto delle registrazi­oni. Le richieste degli utenti sono invece aumentate dato il maggior tempo trascorso a casa, soprattutt­o durante il lockdown di primavera. Proprio in quel periodo Taddei ha realizzato una cinquantin­a d’interviste telefonich­e, ascoltabil­i sul sito di Unitas, volte a capire come i membri dell’associazio­ne stavano affrontand­o la situazione. «In generale emerge uno spirito di adattament­o molto forte. Alcuni però hanno risentito in modo più marcato delle misure di distanziam­ento, c’è chi ad esempio mi ha detto che per strada le persone evitavano di salutarlo per paura di avvicinars­i, chi invece aveva difficoltà con le code. Per diverse persone cieche o ipovedenti, dunque, gli spostament­i si sono ulteriorme­nte complicati con la conseguenz­a di un rischio accresciut­o d’isolamento. Per noi è perciò stato e continua a essere tuttora molto importante mostrare vicinanza. Come dice il nostro slogan: Unitas, noi ci siamo».

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TI-PRESS Leggere con altri sensi
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UNITAS Il Centro di produzione audio

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