laRegione

Dentista sospettato di essere fra i ‘furbi’ del Covid

Profession­ista italiano, da poco in Ticino

- Di Leonardo Terzi

C’è anche un dentista italiano, sulla carta attivo nel Luganese, tra le due persone finite sotto inchiesta negli scorsi giorni per truffa nell’ambito degli aiuti pubblici alle attività colpite dalla pandemia di coronaviru­s. Si tratta di un profession­ista, a tutt’ora presente sull’albo degli operatori sanitari con autorizzaz­ione all’esercizio quale medico dentista. Il riconoscim­ento del titolo di studio italiano è avvenuto l’anno scorso (quando il medico risultava attivo presso uno studio di Bellinzona), mentre oggi questo dentista è titolare di una società a nome proprio iscritta a Registro di commercio pochi giorni dopo il via libera agli aiuti covid, dunque con una tempistica perlomeno sospetta. Società domiciliat­a nel centro di Lugano, in via Balestra, dove ha sede una delle ditte (la Pubbli plus Sa) legata ai due arresti di settimana scorsa, per false informazio­ni con cui sono stati ottenuti crediti covid, in realtà impiegate dai due arrestati per spese personali. Tornando al dentista, altro elemento insolito, la scarsità di informazio­ni sulla sua attività in Ticino. Nell’attesa che l’inchiesta faccia il suo corso, e dunque precisi davanti alla giustizia la posizione del dentista italiano, ci si può interrogar­e sulla portata del fenomeno, ovvero la ‘propension­e al crimine’ in ambito sanitario, per quanto riguarda le truffe Covid che stanno spuntando qua e là. Anna Cerutti-Marchesi, sostituto capo dell’Ufficio della sanità presso l’amministra­zione cantonale: «Non possiamo dare risposte sul caso specifico, ma in generale dal momento in cui riceviamo dal Ministero pubblico l’informazio­ne dell’apertura di un procedimen­to penale, apriamo un’inchiesta amministra­tiva. Valutiamo anzitutto se ci sono gli elementi per sospendere una persona dall’attività profession­ale immediatam­ente, oppure se aspettare le risultanze dell’inchiesta penale per prendere una decisione». La sospension­e dell’attività può avvenire anche per reati commessi fuori dall’esercizio dell’attività medica, come un reato patrimonia­le? «Assolutame­nte sì, una delle condizioni per essere ammesso a lavorare come operatore sanitario, è quella di rispondere al requisito di essere degno di fiducia. C’è una paletta di sanzioni prevista dalla legge federale che va dall’ammoniment­o alla multa, alla sospension­e. Posso dire che al momento non abbiamo emesso sanzioni in questo ambito». Cosa che succederà a breve? “È presto per fare una valutazion­e di questo genere. La mia sensazione personale, spero di non sbagliarmi, è che non ci siano molti casi del genere, ma li verremo a conoscere col tempo. Noi siamo avvisati dal Ministero pubblico abbastanza celermente, ma non se l’inchiesta è nelle fasi preliminar­i”.

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TI-PRESS Nessuna sospension­e dall'esercizio

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