Protesta al Liceo per più microonde
Il Comitato studentesco lamenta assembramenti. Il Decs rimane sulle sue posizioni.
Sarà protesta, venerdì 29 gennaio, davanti al Liceo di Locarno. A indire la manifestazione pacifica è il Comitato degli studenti dell’istituto scolastico con lo scopo di attirare nuovamente l’attenzione dell’Ufficio della refezione e dei trasporti scolastici (sotto il Decs) che ha rifiutato a due riprese la richiesta di dotare di qualche microonde in più la mensa dell’edificio. “Durante l’ora del pranzo – spiega il Comitato – si formano file ingestibili che causano assembramenti, situazioni inconcepibili se pensiamo alla crisi pandemica che stiamo affrontando”. Visti il numero di contagi e le molteplici restrizioni in vigore, i ragazzi scrivono che si sarebbero aspettati dal Cantone “dei provvedimenti efficaci anche in relazione alla problematica verificatasi nel nostro Liceo, ma purtroppo non è stato così. Siamo invece stati completamente ignorati dalle istituzioni competenti”.
Il Comitato studentesco, ripercorrendo l’iter, indica che a settembre la direzione del Liceo di Locarno si era messa in contatto con l’Ufficio della refezione e dei trasporti scolastici per chiedere se ci fosse la possibilità di aumentare il numero di microonde in sede, “e la risposta era stata un categorico no”. A novembre il Comitato ha a sua volta scritto al medesimo Ufficio, “con la speranza di una risposta affermativa, in quanto la richiesta giungeva direttamente dagli allievi. L’Ufficio ha però scritto alla direzione con toni bruschi, affermando che non capiva perché il Comitato, malgrado la risposta già sufficientemente chiara, avesse insistito”.
Stando al Comitato degli studenti, il motivo per il quale non si forniscono più apparecchi è “puramente economico, perché con un aumento dei microonde, calerebbero le vendite della buvette. Vi è quindi il timore di una concorrenza, completamente infondato in quanto il Comitato appoggia la buvette e l’ha dimostrato tramite iniziative e incentivi”. La necessità di poter riscaldare un pasto portato da casa – aggiungono i giovani – è data da diversi fattori: intolleranze, regimi alimentari particolari, motivi economici. “Purtroppo la mensa scolastica non offre un assortimento vario in grado di soddisfare gusti e necessità alimentari di tutti; al contrario è povero, limitato, e propone una dieta tutt’altro che sana ed equilibrata. Con un paio di microonde in più, si potrebbe pure evitare di dover attendere anche mezz’ora per poter scaldare un pasto, in una pausa che a volte è di soli 45 minuti”. Il Comitato si dice convinto che non si tratti di una richiesta sproporzionata, bensì pertinente, anche in relazione all’emergenza sanitaria in corso. “Il fatto che il Cantone preferisca salvaguardare delle questioni economiche piuttosto che sanitarie, che attualmente hanno indubbiamente la precedenza, rappresenta una mancanza di responsabilità e un comportamento incosciente, e di conseguenza un atteggiamento inaccettabile dal nostro punto di vista di studenti”.
La replica del Cantone
I microonde presenti in sede sono sufficienti. È quanto sostiene il Dipartimento educazione, cultura e sport – contattato da laRegione – nel replicare al Comitato degli studenti. Passando in rassegna le principali questioni sollevate dai giovani, per iniziare il Dipartimento diretto da Manuele Bertoli sottolinea che, contrariamente a quanto affermato dal Comitato, il Decs ha risposto “in modo gentile e corretto per il tramite della direzione dell’istituto”.
Quanto all’accusa di scarsa considerazione per la salute degli allievi, il Dipartimento evidenzia come “la ristorazione scolastica si è organizzata con misure di protezione accresciute, distanziando i posti a sedere, aumentando la sanificazione, organizzando un servizio dislocato di ristorazione (dove fattibile e dove richiesto dalla sede), scaglionando gli orari e mettendo a disposizione spazi aggiuntivi alternativi per consumare i pasti di mezzogiorno (aule scolastiche e capannoni riscaldati nei giardini di alcune scuole). Malgrado gli importanti sforzi – continua – è inevitabile che nella situazione attuale vi siano dei tempi di attesa maggiori rispetto a una situazione di normalità. Le code vengono smaltite comunque rapidamente e la presenza di più microonde non velocizzerebbe significativamente il processo, né tantomeno risolverebbe il problema del distanziamento”. Qualora la richiesta di più microonde fosse legata unicamente al periodo della pandemia – concede il Dipartimento – si potrebbe venire incontro a queste esigenze particolari, “ma in termini più generali confermiamo la scelta del Cantone di rispondere alle esigenze degli allievi mettendo a loro disposizione ristoranti scolastici e mescite con offerte vantaggiose di prodotti di qualità”. E proprio rispetto alla critica sollevata sulla scarsità di scelta per il pranzo, “lo studente – prosegue il Dipartimento – è libero di consumare il pasto che preferisce, portandolo da casa, facendo capo alla mescita che propone a costi contenuti un’offerta variata, rispettivamente al ristorante scolastico della vicina scuola professionale”. Ricorda poi che l’offerta può essere allargata su richiesta: “Eventuali intolleranze o necessità di seguire determinati regimi alimentari possono essere portate all’attenzione di chi gestisce il ristorante scolastico o la mescita affinché si possano affrontare queste situazioni concrete e puntuali. I microonde già presenti – conclude – permettono di gestire le situazioni particolari, ma una loro moltiplicazione secondo il principio evocato nella domanda modifica sensibilmente l’organizzazione”.