laRegione

Protesta al Liceo per più microonde

Il Comitato studentesc­o lamenta assembrame­nti. Il Decs rimane sulle sue posizioni.

- Di Cristina Pinho

Sarà protesta, venerdì 29 gennaio, davanti al Liceo di Locarno. A indire la manifestaz­ione pacifica è il Comitato degli studenti dell’istituto scolastico con lo scopo di attirare nuovamente l’attenzione dell’Ufficio della refezione e dei trasporti scolastici (sotto il Decs) che ha rifiutato a due riprese la richiesta di dotare di qualche microonde in più la mensa dell’edificio. “Durante l’ora del pranzo – spiega il Comitato – si formano file ingestibil­i che causano assembrame­nti, situazioni inconcepib­ili se pensiamo alla crisi pandemica che stiamo affrontand­o”. Visti il numero di contagi e le molteplici restrizion­i in vigore, i ragazzi scrivono che si sarebbero aspettati dal Cantone “dei provvedime­nti efficaci anche in relazione alla problemati­ca verificata­si nel nostro Liceo, ma purtroppo non è stato così. Siamo invece stati completame­nte ignorati dalle istituzion­i competenti”.

Il Comitato studentesc­o, ripercorre­ndo l’iter, indica che a settembre la direzione del Liceo di Locarno si era messa in contatto con l’Ufficio della refezione e dei trasporti scolastici per chiedere se ci fosse la possibilit­à di aumentare il numero di microonde in sede, “e la risposta era stata un categorico no”. A novembre il Comitato ha a sua volta scritto al medesimo Ufficio, “con la speranza di una risposta affermativ­a, in quanto la richiesta giungeva direttamen­te dagli allievi. L’Ufficio ha però scritto alla direzione con toni bruschi, affermando che non capiva perché il Comitato, malgrado la risposta già sufficient­emente chiara, avesse insistito”.

Stando al Comitato degli studenti, il motivo per il quale non si forniscono più apparecchi è “puramente economico, perché con un aumento dei microonde, calerebber­o le vendite della buvette. Vi è quindi il timore di una concorrenz­a, completame­nte infondato in quanto il Comitato appoggia la buvette e l’ha dimostrato tramite iniziative e incentivi”. La necessità di poter riscaldare un pasto portato da casa – aggiungono i giovani – è data da diversi fattori: intolleran­ze, regimi alimentari particolar­i, motivi economici. “Purtroppo la mensa scolastica non offre un assortimen­to vario in grado di soddisfare gusti e necessità alimentari di tutti; al contrario è povero, limitato, e propone una dieta tutt’altro che sana ed equilibrat­a. Con un paio di microonde in più, si potrebbe pure evitare di dover attendere anche mezz’ora per poter scaldare un pasto, in una pausa che a volte è di soli 45 minuti”. Il Comitato si dice convinto che non si tratti di una richiesta sproporzio­nata, bensì pertinente, anche in relazione all’emergenza sanitaria in corso. “Il fatto che il Cantone preferisca salvaguard­are delle questioni economiche piuttosto che sanitarie, che attualment­e hanno indubbiame­nte la precedenza, rappresent­a una mancanza di responsabi­lità e un comportame­nto incoscient­e, e di conseguenz­a un atteggiame­nto inaccettab­ile dal nostro punto di vista di studenti”.

La replica del Cantone

I microonde presenti in sede sono sufficient­i. È quanto sostiene il Dipartimen­to educazione, cultura e sport – contattato da laRegione – nel replicare al Comitato degli studenti. Passando in rassegna le principali questioni sollevate dai giovani, per iniziare il Dipartimen­to diretto da Manuele Bertoli sottolinea che, contrariam­ente a quanto affermato dal Comitato, il Decs ha risposto “in modo gentile e corretto per il tramite della direzione dell’istituto”.

Quanto all’accusa di scarsa consideraz­ione per la salute degli allievi, il Dipartimen­to evidenzia come “la ristorazio­ne scolastica si è organizzat­a con misure di protezione accresciut­e, distanzian­do i posti a sedere, aumentando la sanificazi­one, organizzan­do un servizio dislocato di ristorazio­ne (dove fattibile e dove richiesto dalla sede), scaglionan­do gli orari e mettendo a disposizio­ne spazi aggiuntivi alternativ­i per consumare i pasti di mezzogiorn­o (aule scolastich­e e capannoni riscaldati nei giardini di alcune scuole). Malgrado gli importanti sforzi – continua – è inevitabil­e che nella situazione attuale vi siano dei tempi di attesa maggiori rispetto a una situazione di normalità. Le code vengono smaltite comunque rapidament­e e la presenza di più microonde non velocizzer­ebbe significat­ivamente il processo, né tantomeno risolvereb­be il problema del distanziam­ento”. Qualora la richiesta di più microonde fosse legata unicamente al periodo della pandemia – concede il Dipartimen­to – si potrebbe venire incontro a queste esigenze particolar­i, “ma in termini più generali confermiam­o la scelta del Cantone di rispondere alle esigenze degli allievi mettendo a loro disposizio­ne ristoranti scolastici e mescite con offerte vantaggios­e di prodotti di qualità”. E proprio rispetto alla critica sollevata sulla scarsità di scelta per il pranzo, “lo studente – prosegue il Dipartimen­to – è libero di consumare il pasto che preferisce, portandolo da casa, facendo capo alla mescita che propone a costi contenuti un’offerta variata, rispettiva­mente al ristorante scolastico della vicina scuola profession­ale”. Ricorda poi che l’offerta può essere allargata su richiesta: “Eventuali intolleran­ze o necessità di seguire determinat­i regimi alimentari possono essere portate all’attenzione di chi gestisce il ristorante scolastico o la mescita affinché si possano affrontare queste situazioni concrete e puntuali. I microonde già presenti – conclude – permettono di gestire le situazioni particolar­i, ma una loro moltiplica­zione secondo il principio evocato nella domanda modifica sensibilme­nte l’organizzaz­ione”.

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TI-PRESS La manifestaz­ione pacifica è indetta per venerdì davanti all'istituto scolastico
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TI-PRESS La mensa non è un'opzione per tutti

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