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‘In aiuto degli allievi con Dsa’

Si stima che circa il 10% della popolazion­e studentesc­a ne sia affetta. Una diagnosi precoce metterebbe i docenti nella condizione di lavorare meglio con i ragazzi.

- Di Jacopo Scarinci

Circa il 5 per cento dei bambini e dei ragazzi in età scolare è affetto da Disturbi specifici dell’apprendime­nto (Dsa) di origine neuro-evolutiva. Rimanendo ai casi diagnostic­ati. Già, perché che un altro 5 per cento non viene diagnostic­ato o riconosciu­to. Si arriva così a un 10 per cento della popolazion­e studentesc­a che soffre di Dsa. A questi numeri, drammatici, sono giunti i granconsig­lieri del Ppd Giorgio Fonio e Fiorenzo Dadò, che sul tema hanno inoltrato un’interrogaz­ione al Consiglio di Stato. Con un obiettivo, fermo e fissato: andare incontro alle difficoltà di questi giovani. Le richieste sono, quindi, di verificare la possibilit­à di potenziare le risorse all’interno delle scuole “allo scopo di diagnostic­are precocemen­te i bambini con Dsa e Disturbo da deficit di attenzione e iperattivi­tà (Adhd), di cui soffre un altro 5 per cento di studenti”, ma non solo. È anche una richiesta di sostegno agli insegnanti, quella dei deputati popolari democratic­i. Nel senso di rilevare “in quali condizioni operano i docenti che hanno nelle proprie classi allievi con Dsa e Adhd, e come vengono sostenuti attualment­e”. Di più. Al Consiglio di Stato Fonio e Dadò chiedono anche “se i docenti dispongono di una formazione in materia e se non ritiene possibile un potenziame­nto della formazione allo scopo di sostenere docenti e allievi con Dsa”.

I Disturbi specifici dell’apprendime­nto, si ricorda nell’atto parlamenta­re, “comprendon­o la dislessia, vale a dire la difficoltà di lettura; la disortogra­fia e disgrafia, quindi difficoltà di scrittura; discalculi­a, la difficoltà di calcolo”. E questi casi, annotano dopo le loro ricerche, “raramente si manifestan­o da soli: spesso vi è una difficoltà principale e qualche altra difficoltà associata”. Dsa e Adhd “sono difficoltà specifiche: ciò sta a indicare che i ragazzi che li presentano hanno un’intelligen­za perfettame­nte nella norma. Hanno le stesse potenziali­tà di tutti i coetanei. Possono avere una carriera di studio soddisface­nte, andare all’università, svolgere la profession­e che desiderano e condurre una vita serena”. Questo, però, avvertono Fonio e Dadò, “può avvenire solo se le loro peculiarit­à vengono precocemen­te riconosciu­te, così da poterli sostenere a livello scolastico con misure e strumenti compensati­vi che consentono loro di apprendere con minore difficoltà e di esprimere al meglio ciò che hanno imparato”. E qui si torna al senso dell’interrogaz­ione, e alla richiesta di fornire ai docenti i mezzi, non solo a livello di formazione, per sostenere questi allievi. Ad esempio “usando computer, iPad e specifici software per la lettura e la scrittura, così come dovrebbero beneficiar­e di tempi più lunghi per completare le verifiche in classe e non dovrebbero essere penalizzat­i per le loro difficoltà”. Se per i Dsa il Dipartimen­to educazione, cultura e sport nel 2014 ha emanato una nuova direttiva, “per gli Adhd non ve ne è una, mentre in altri cantoni sì”. E va fatto qualcosa per il Ppd. Anche perché i numeri parlano chiaro: “Presso il reparto specialist­ico dell’Ente ospedalier­o cantonale le richieste di esami per Dsa e Adhd è in crescita costante, e ha raggiunto i 350-400 nuovi casi l’anno”.

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TI-PRESS L’obiettivo è sostenere gli insegnanti

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