Un’idea di felicità
Amico mio, siamo a fine anno. Ti sei mai chiesto se quest’anno siamo stati felici? E se sì, quanto e quando e in che modo siamo stati felici?
In quali circostanze, eventi, situazioni?
Oppure semplicemente abbiamo goduto della felicità in quanto tale?
Amico mio, senza voler fare il pessimista, per prima cosa, chiediamoci: ma la felicità esiste? Ma quando e quanto siamo felici? E con che criteri misuriamo la felicità? La mia, la tua, quella degli altri?
Quello di felicità è un concetto fondamentale su cui non c’è accordo.
Il benessere equo, la diseguaglianza, intesa come differenza di chi sta meglio e chi sta peggio, speranza di vita, generosità, supporto sociale e naturalmente la libertà.
Ogni società, anzi ognuno dà forma ai propri sentimenti. E pertanto anche ogni persona e non solo ogni società ha una visione della vita e del mondo profondamente diversa. Evitare di dare per scontato che la nostra di felicità si applichi a tutti e in tutto il mondo. Ogni società sviluppa i propri sistemi.
Chi ha una visione della felicità più utilitaristica legata a principi
concreti. Percezione di soddisfazione, di gradimento. Si tende a identificare la felicità con la soddisfazione.
Famiglia, amicizie, salute tenore di vita e lavoro. Felicità come armonia, equilibrio, serenità. Equilibrio. La felicità è complessa, ricca di sfumature: attività, gioia, entusiasmo, vitalità, oppure emozioni sì, ma pacate, come serenità o tranquillità.
La felicità come assenza di elementi negativi.
Senza dimenticare chi è felice con Dio, la fede e la Chiesa come fonte di forza, guida, pace e serenità.
Amico mio, godiamoci la felicità, anche la più piccola, la più poca, ma godiamocela, senza mai dimenticare che la felicità non può o deve essere soltanto mia o tua, ma un diritto di tutti.