I volontari ticinesi contro Franco nella guerra civile spagnola
Ricorre quest’anno l’80esimo della fine della guerra civile spagnola. Le spoglie di Francisco Franco vengono finalmente riesumate dal mausoleo della Valle de los Caidos dove il dittatore aveva voluto costruire un monumento a se stesso “per sconfiggere il tempo e l’oblio” e traslate in una tomba comune a Madrid. “Abbiamo messo fine a un affronto morale” dichiara il presidente del governo Pedro Sanchez. Per i ticinesi è l’occasione di ricordare e onorare i concittadini che misero a repentaglio la loro vita in difesa della Repubblica. Tra il ’36 e il ’39 partirono dalla Svizzera per la Spagna 815 volontari antifascisti, 80 dal Ticino, quasi tutti operai, uno dei contingenti più numerosi in rapporto alla popolazione. 170 morirono in combattimento, 375 al rientro in patria furono perseguiti come “mercenari”. Un’accusa alimentata dalla stampa borghese e riproposta per molto tempo dalla storiografia conservatrice svizzera. Ancora nel 1970, nella sua ‘Storia della neutralità svizzera’, lo storico Bonjour scriveva che “l’antico sangue mercenario” si era “agitato nei petti di quei confederati” che, nel ’36, un quotidiano cattolico luganese aveva definito “disgraziati che hanno lasciato il Ticino democratico e libero per fare causa comune con incendiari di chiese e conventi, massacratori di ostaggi, profanatori di tombe”, unitisi alla “feccia del mondo accorsa in Ispagna in aiuto dei rossi”. La realtà era diversa e ben documentata dalle lettere dei volontari dal fronte. “Siamo partiti senza essere assoldati. Senza essere ingannati. Siamo partiti ascoltando la voce imperiosa della nostra coscienza, del nostro animo, del nostro cuore”; “La causa del popolo spagnolo è la nostra e quindi spetta anche a noi il compito diretto di portarvi un aiuto sincero, leale e disinteressato”. Nel numero speciale dell’Archivio storico ticinese (6568/1977), Virgilio Gilardoni scrisse: “Trattare dei volontari svizzeri in Spagna vuol dire occuparsi di un capitolo scottante della storia del movimento operaio svizzero, anzi del momento della sua opposizione di classe al fascismo.”
Ne nostro paese nel ’36 si stava sviluppando un durissimo scontro di classe. I volontari ticinesi andarono in Spagna per difendere la Repubblica contro il franchismo ma vi andarono anche per difendere dal fascismo la democrazia svizzera.
Continuando la rassegna ‘Gli itinerari di testimoni della libertà’, il Gruppo culturale della sinistra Locarnese e Valli in collaborazione con il Circolo del Cinema di Locarno organizza venerdì 29 novembre alle 18 nella sala del GranRex una serata speciale in cui lo storico Renato Simoni parlerà dei ticinesi in difesa della Repubblica di Spagna.
Seguirà la proiezione del film di Ken Loach “Terra e libertà”.