Pagelle da conservare 15 anni
Andrebbero anonimizzate a metà dicembre. Il governo chiede invece di prolungare i termini
Il direttore del Decs Manuele Bertoli: ‘Esigenze di ricerca e per favorire la riattivazione di un percorso scolastico dopo anni’. Il Sisa: ‘Rischio derive’.
Voti, pagelle, giudizi: tutte le informazioni scolastiche degli allievi ticinesi sono conservate in una banca dati centralizzata chiamata “Gagi” (Gestione allievi gestione istituti). I dati, cui hanno accesso in maniera differenziata istituti e Divisione della scuola, dovrebbero essere anonimizzati dopo 4 anni dalla fine della carriera scolastica di un allievo. Termine questo introdotto nel 2015 in ossequio alla legge sulla privacy, che prevede l’obbligo di una base legale specifica per settore quando si trattano dati personali. Ma ora, allo scadere del primo termine di anonimizzazione (che cade a metà dicembre), il Consiglio di Stato chiede di prolungarlo a 15 anni. Un’esigenza dettata da due motivi: il primo, si legge nel messaggio che accompagna il disegno di legge, dal fatto che “si assiste sempre più spesso alla riattivazione del percorso formativo” da parte di persone che voglino aggiornare le proprie competenze oppure puntano su “un nuovo orientamento della propria carriera professionale”. Il secondo, l’esigenza di permettere studi “longitudinali” (su più anni quindi) su fenomeni emergenti che coinvolgono la scuola. Ad esempio sui giovani che escono dal sistema formativo prima di aver conseguito un diploma di studio del secondario II (tirocinio, liceo o scuola professionale). Nel nuovo quadro legislativo proposto al parlamento, i dati “meritevoli di particolare protezione” saranno comunque cancellati allo scadere dei 4 anni, mentre i titoli scolastici saranno conservati al massimo per 50 anni. «Anonimizzare troppo presto i dati può finire, tra le altre cose, per costare soldi allo Stato – commenta il direttore del Decs Manuele Bertoli –. Sopratutto quando è necessario fare ricerca sul sistema scolastico. Rischieremmo di dover pagare qualcuno per compilare formulari e raccogliere informazioni che avevamo già e che abbiamo buttato». La questione finanziaria rimane comunque marginale nella richiesta del governo: «Sempre più allievi chiedono di rientrare nel sistema scolastico a distanza di anni. In quel caso abbiamo bisogno che le nuove informazioni vengano annotate nel loro fascicolo originale, senza che se ne debba aprire un secondo perché il primo è ormai anonimo». Portare il termine da 4 a 15 anni, chiediamo, non rischia però di aumentare la probabilità di abusi? «Teoricamente sì – replica Bertoli –. Ma è come dire che tenere i dati sanitari aumenta il rischio di abusi. Certamente può essere vero, ma magari quei dati poi ti salvano la vita. Non conserviamo questi documenti giusto per fare, ma per dare prestazioni agli allievi e per seguire il sistema scolastico». La conservazione per 50 anni dei titoli di studio permetterà invece di poterne fornire una copia su richiesta. «Succede sempre più spesso che questi documenti vengano domandati anche da chi ha superato i 40 anni», precisa Bertoli.
La modifica proposta dal Consiglio di Stato, che ora dovrà passare al vaglio del Gran Consiglio, preoccupa il Sindacato indipendente studenti e apprendisti (Sisa), che non chiude tuttavia al principio. «La direzione mi sembra essere quella da noi più volte criticata anche in relazione ad alcuni aspetti della Scuola che verrà – commenta il coordinatore Zeno Casella, precisando tuttavia di non aver ancora studiato il dossier –. Da un lato vi è una possibile schedatura in negativo dell’allievo, dall’altro questi dati, in futuro, potrebbero essere usati fuori dal campo scolastico». Un uso, va precisato, che attualmente non è previsto dalla base legale.