Cuntitt, liquidazione in lite Controlli da ripristinare
Nella peggiore delle ipotesi, si tratta di circa 273mila franchi. È questa la somma di quanto ‘potrebbe’ rimanere scoperto nei lavori di ristrutturazione che hanno interessato, in questi anni, la Masseria Cuntitt a Castel San Pietro. Cifra che, sempre nella peggiore delle ipotesi, l’esecutivo sarebbe chiamato a versare come liquidazione finale nei confronti dell’architetto a cui sono stati affidati i lavori e di una ditta di cartongesso. Condizionale d’obbligo perché, appunto, l’ammontare potrebbe essere minore o addirittura nullo. Il Municipio, tramite due messaggi, chiede infatti al legislativo (che si riunirà il mese prossimo) l’autorizzazione a “stare in lite” nella procedura di conciliazione e arbitrata avviata tra le parti nonché la richiesta di un eventuale credito suppletorio. L’oggetto del contenzioso, si apprende, riguarda la liquidazione finale delle rispettive prestazioni. L’esecutivo – si legge nella documentazione – “senza nulla togliere al buon risultato scaturito dall’intervento edile, non intende tuttavia soprassedere alle violazioni contrattuali”. I controlli doganali ai valichi lungo la fascia di confine vanno ripristinati. È quanto chiedono, in un’interpellanza al Consiglio federale, i consiglieri nazionali della Lega Roberta Pantani e Lorenzo Quadri. “La mancata presenza delle guardie di confine ai valichi non ha fatto altro che incrementare il fenomeno del pendolarismo del crimine – si legge –. Il copione che va in scena è sempre lo stesso: il malvivente raggiunge il Ticino, commette un reato (spesso a mano armata) e se ne va indisturbato, sfruttando i valichi incustoditi”. Oggi le guardie di confine “svolgono compiti che dovrebbero essere di competenza della polizia”. Una loro presenza fissa ai valichi “permetterebbe un maggiore controllo e un migliore impiego delle forze di polizia sul territorio”. Al Consiglio federale viene chiesto se è a conoscenza della “poco invidiabile” situazione in Ticino, come intende muoversi per rispondere alle richieste dei Comuni ticinesi, se la presenza delle guardie a tutti i valichi “è ipotizzabile” e, in caso negativo, “come pensa di andare incontro alle esigenze della popolazione” della fascia di confine.