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Oltre al missile, del 42enne ticinese pure gli hangar

L’inchiesta della Digos di Torino è risalita al primo possessore del missile. Ordinata una perizia balistica sull’imponente materiale scovato nella casa di un ex funzionari­o doganale 60enne.

- Di Guido Grilli

Non solo la compravend­ita del missile aria-aria Matra di fabbricazi­one francese in utilizzo alle forze armate del Qatar era nelle mani e negli interessi economici del 42enne ticinese, domiciliat­o a Bissone e agli arresti domiciliar­i nel Varesotto, ma il suo investimen­to nell’incredibil­e quanto inquietant­e commercio si era esteso anche alla proprietà dei due depositi in cui è stato custodita l’oggetto bellico: un capannone a Oriolo, vicino a Voghera, dove il missile si trovava fino a due mesi fa, e l’hangar situato nelle vicinanze dell’aeroporto di Rivanazzan­o Terme (Pavia) dove è intervenut­a la Digos di Torino al culmine dell’inchiesta su ambienti dell’estremismo di destra. Il ticinese 42enne condividev­a la proprietà dei due depositi con il 51enne italiano, pure finito agli arresti domiciliar­i. Il terzo arrestato è invece il 60enne di Gallarate, ex funzionari­o doganale, considerat­o il principale indagato, a casa del quale gli inquirenti hanno scovato un ingente quantitati­vo di armi da guerra. Intanto ieri gli inquirenti hanno iniziato il laborioso lavoro di ricostruzi­one della provenienz­a delle armi. Con già un significat­ivo risultato: è stato individuat­o il precedente possessore del missile recuperato nell’hangar di Rivanazzan­o Terme: si tratta di un milanese, la cui posizione è ora al vaglio degli investigat­ori.

Ieri è proseguita la perquisizi­one dell’hangar. In particolar­e, gli agenti, insieme agli specialist­i dell’esercito italiano, stanno procedendo con l’inventario del materiale da guerra e da sparo custodito negli scatoloni impilati su scaffali alti dieci metri. Sul materiale verrà effettuata una perizia balistica. Altro risultato dell’inchiesta: secondo gli inquirenti il 60enne di Gallarate, vicino a Forza Nuova, cercava di vendere il missile e, secondo gli investigat­ori, si proponeva come intermedia­rio chiedendo tra il 5% e il 10% del prezzo finale di vendita. L’uomo, sempre secondo la ricostruzi­one degli inquirenti, aveva contattato un’azienda che si occupa di transazion­i nazionali e internazio­nali di armamenti italiani e un funzionari­o di un Paese estero.

Intanto, rimangono misteriosi i legami con Bissone del ticinese 42enne arrestato. Il Comune lacuale sarebbe stato perlopiù un pied-à-terre costruito tramite i propri contatti con il mondo dell’aeronautic­a. Il ticinese figura a capo della Swiss Global Aerospace Sa. Ma quello che si prefigura finora è più un valzer di società e società ‘fantasma’.

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L’imponente arsenale sequestrat­o a Gallarate al 60enne ex funzionari­o doganale

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