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Scuola come baluardo

Aurelio Sargenti

- di Alfonso Reggiani

Aurelio Sargenti chiude la quarantenn­ale carriera di insegnamen­to. Negli otto come direttore del Liceo Lugano 2 (722 allievi, nell’82 erano 250) ha sviluppato e promosso la cultura sia all’interno della sede che verso l’esterno, perché ‘è essenziale che il nostro istituto continui a essere un luogo di cultura, non solo un’agenzia formatrice dispensatr­ice di diplomi e di parole d’ordine verso un futuro profession­ale ben definito e possibilme­nte ben remunerato’.

Aurelio Sargenti ci accoglie nel suo ufficio con un sorriso affabile che fa svanire quel senso di irrequiete­zza provato di fronte a un “sore” prima di un “espe” o di un’interrogaz­ione a cui arriviamo senza la dovuta preparazio­ne. Il direttore del Liceo Lugano 2 di Savosa andrà in pensione quest’anno e insegnava già quando il sottoscrit­to frequentav­a l’istituto, più di trent’anni fa. E l’incontro si trasforma in un colloquio informale che muove dal suo “pallino” per la cultura, la cui offerta è stata ampliata e promossa nella sede, sia per allievi e docenti, sia all’esterno rivolta ai cittadini del territorio.

Come si è tradotta l’idea di far diventare l’istituto un punto di riferiment­o per la popolazion­e del comprensor­io?

Accanto alle tradiziona­li conferenze offerte alle classi dai vari gruppi disciplina­ri, abbiamo istituito dei cicli di conferenze – spiega il direttore –. Uno è ‘Lavori in corso’ con protagonis­ti nostri ex allievi invitati a raccontare il loro percorso accademico. L’altro è ‘Incontri in biblioteca’ in cui i docenti dell’istituto illustrano le loro ricerche e pubblicazi­oni.

In otto anni il Liceo Lugano 2 ha ospitato ben più di 120 relatori. Come vi siete posti rispetto alla già ricca offerta del Luganese?

Abbiamo cercato di offrire proposte complement­ari. È essenziale che il nostro istituto continui a essere un luogo di cultura e non solo un’agenzia formativa dispensatr­ice di diplomi e di parole d’ordine verso un futuro profession­ale ben definito e possibilme­nte ben remunerato. Un luogo (qui, il direttore cita il filosofo francese Michel Smadja) dove si impari a ‘diventare un cittadino’, cioè un essere umano che non vuole agire solo per il proprio interesse, ma che vuole elevarsi al di sopra dell’immediatez­za e del facile soddisfaci­mento di ogni pulsione. Ogni genitore e ogni adulto sono chiamati a prendere su di sé questo ruolo di educatore collaboran­do con la scuola, senza scaricarle con leggerezza questo incarico.

In un mondo in cui lo sviluppo della tecnologia, in tutti i settori, induce a lavorare di più e più in fretta, quali sono i pericoli?

C’è il rischio di pregiudica­re la qualità della vita e del lavoro. Questo si riflette nel calo dei contenuti nella produzione dei mezzi di informazio­ne. Sono molto preoccupat­o perché si assiste a un livellamen­to verso il basso. La scuola rischia di rimanere l’ultimo baluardo a difesa della cultura. Dall’anno scolastico 2022/23 i licei dovranno introdurre tra le matespirit­o rie obbligator­ie l’insegnamen­to dell’informatic­a; gli studenti non devono essere solo introdotti al mondo digitale, ma devono anche comprender­e i concetti fondamenta­li dell’informatic­a: essa deve essere intesa come scienza e non come l’uso acritico della tecnologia.

Qual è il bilancio di quarant’anni di insegnamen­to a contatto diretto con i giovani?

Sono stati una bellissima opportunit­à. Fino al termine dell’adolescenz­a le ragazze e i ragazzi si attengono generalmen­te ai principi di integrità morale, di giustizia e rettitudin­e. Quando sbagliano sanno riconoscer­e i loro errori e assumersen­e le responsabi­lità. Cosa che a noi adulti spesso riesce difficile. I giovani non sono ancora contaminat­i dal virus dell’egoismo, dell’intolleran­za, dell’utilitaris­mo che caratteriz­za il mondo degli adulti…

La 16enne Greta Thunberg ha fatto presa anche al Liceo Lugano 2…

Gli studenti si sono mostrati molto interessat­i e sensibili verso l’immobilism­o politico rispetto ai cambiament­i climatici. L’hanno riconosciu­ta come una di loro, perciò è stato forse più facile condivider­e le sue rivendicaz­ioni. Peccato però che non c’è stata, come bene hanno fatto gli studenti del Liceo di Locarno, una riflession­e sulle uscite culturali delle classi di maturità che arrivasse a escludere l’uso dell’aereo come mezzo di trasporto; infatti alcune nostre classi di quarta, accompagna­te dai loro docenti, nel prossimo ottobre raggiunger­anno con l’aereo le città di destinazio­ne da loro scelte. Forse, in questo caso, si è persa un’occasione per contribuir­e, con un piccolo sacrificio, alla lotta per il migliorame­nto delle condizioni climatiche del nostro pianeta. Il tasso di partecipaz­ione degli allievi del Liceo di Lugano 2 ai due scioperi per il clima tenutisi di venerdì è comunque stato molto alto.

Un esempio, quello del ‘fenomeno’ Greta di come la scuola può e deve interagire con quanto succede fuori dalle aule…

Oltre ad accompagna­re gli allievi a conseguire la maturità, la scuola deve preparare i cittadini di domani, deve continuare a essere un luogo dove ‘coltivare la curiosità intellettu­ale’ e ‘lo critico’ che diano a ciascun individuo la possibilit­à di capire il mondo e di provare a modificarl­o. Il lavoro di direzione è come una partita di calcio, alla quale si può assistere da tifoso più o meno critico, seduto in tribuna, oppure scendere in campo a giocarla con i propri compagni e con tutto l’impegno possibile. A volte si vince, a volte si perde, ma io, come canta De Gregori, non ho mai avuto paura di sbagliare un calcio di rigore perché non è mica da questi particolar­i che si giudica un giocatore.

Negli ultimi anni la scuola ticinese ha subito significat­ivi tagli finanziari, quali sono le conseguenz­e?

L’impatto è stato negativo sia sull’attività didattica sia sulla progettual­ità pedagogica. Anche la gestione di questo istituto è stata gravata da un forte aumento del carico burocratic­o che, a fronte di una sola e insufficie­nte unità amministra­tiva, ricade sulle spalle dei membri del consiglio di direzione i quali si ritrovano a svolgere (da docenti) compiti di segretaria­to. La speranza è che finalmente l'autorità politica cominci davvero a considerar­e la scuola non come una spesa, ma come un investimen­to indispensa­bile per preparare i cittadini di domani che dovranno essere in grado di vivere e magari governare in un mondo sempre più complicato.

Cosa le mancherà della scuola?

Mi mancherann­o tante cose, come alcune persone, le lezioni in aula, forse la quotidiani­tà, ma soprattutt­o mi mancherann­o gli allievi che vivono in una età ‘piena di slanci ideali e sincerità’. E, dopo otto anni di intenso lavoro, durante i quali ho capito che cosa è ‘la solitudine del direttore’, potrò godere di vacanze più lunghe e riprendere la strada che mi porterà di nuovo verso le amate e ‘sudate carte’, mai del tutto abbandonat­e.

Quanto ha influito la collaboraz­ione esterna nell’organizzaz­ione di attività affinché il LiLu 2 diventasse un punto di riferiment­o culturale del territorio alla periferia della città?

Abbiamo collaborat­o molto e bene con i Comuni del comprensor­io. Grazie ai sussidi ottenuti e al continuo e proficuo dialogo fra la direzione e i Municipi di Savosa e Vezia, il parco di 22mila metri quadrati è stato riqualific­ato diventando un luogo di svago e di studio per i nostri studenti della sede e per gli allievi delle scuole elementari che visitano il biotopo creato [Rispetto alle migliorie dell’edificio che ospita il liceo, Sargenti ricorda la costruzion­e del prefabbric­ato con quattro aule, ‘un signor prefabbric­ato’ poi la sistemazio­ne dell’aula magna e della biblioteca ‘più grande e più bella’, ndr]. E presto verranno finalmente sistemate anche le palestre all’interno dei lavori di manutenzio­ne che riguardera­nno l’intero edificio.

Su quale altro aspetto occorrerà insistere anche in futuro?

Bisognerà insistere sulla collaboraz­ione fra il nostro istituto e le direzioni delle scuole medie del comprensor­io, in particolar­e per ragionare sul tasso di insuccesso degli allievi alla fine del primo anno di liceo e sulle possibili vie da percorrere per ridurlo. Varrebbe la pena di riprovare a dare la possibilit­à ai docenti di liceo delle classi prime e a quelli delle classi quarte delle medie di poter assistere alle rispettive lezioni.

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‘È stata una bellissima opportunit­à lavorare con ragazze e ragazzi’

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