Restituzione di 50 franchi a tutti
Il governo: rimborsare a ogni economia domestica l’Iva sul canone radio-tv riscossa indebitamente
Soddisfatte le organizzazioni dei consumatori, perché la legge varrà per ogni persona. Vorrebbero però il pagamento anche degli interessi.
Un rimborso di 50 franchi per tutte le economie domestiche. È la somma che il Consiglio federale propone di risarcire per la riscossione indebita dell’Iva sul canone radiotelevisivo. Ieri il governo ha posto in consultazione fino al 5 agosto un’apposita legge. Le organizzazioni dei consumatori sono soddisfatte, anche se vorrebbero qualcosa in più. «È importante che sia valevole per tutti», sottolinea a ‘laRegione’ Laura Regazzoni Meli, segretaria generale dell’Associazione consumatrici e consumatori della Svizzera italiana (Acsi). Infatti, in risposta a una mozione depositata nel 2015 dalla consigliera nazionale Sylvia Flückiger (Udc/Ag) che chiedeva di creare una base legale per rimborsare i consumatori, il governo aveva affermato che il risarcimento dell’Iva sarebbe stato concesso solo alle persone che avrebbero fatto ricorso. Proprio nel 2015, il Tribunale federale (Tf) aveva deciso che la società di riscossione Billag aveva riscosso indebitamente il 2,5% di Iva sul canone radiotv. I giudici di Losanna non si erano però pronunciati sulla questione dei rimborsi e per questo motivo Flückiger aveva depositato l’atto parlamentare. Nel settembre del 2018 il Tf aveva poi deciso che l’Ufficio federale delle comunicazioni (Ufcom) avrebbe dovuto restituire a un privato, che aveva fatto ricorso dopo la prima sentenza di Mon Repos, l’Iva pagata con il canone. Successivamente, nel novembre dell’anno scorso, il Tf aveva in parte dato ragione a quattro persone, sostenute dalle organizzazioni dei consumatori, che chiedevano la restituzione (per tutti gli utenti) dell’Iva prelevata dal 2005 al 2015. I giudici di Losanna avevano però stabilito che le richieste concernenti gli anni precedenti al 2010 erano prescritte. In seguito a questa decisione e al fatto che, sempre nel mese di novembre del 2018, il parlamento aveva accolto la mozione di Flückiger, il Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle telecomunicazioni (Datec) aveva proposto di creare una base legale per restituire una somma forfettaria di 50 franchi alle economie domestiche che avevano pagato il canone tra il 2010 e il 2015. Ieri il Consiglio federale ha dunque posto in consultazione la relativa legge che dovrà ancora essere accettata dal parlamento. Regazzoni Meli si dice in parte soddisfatta della legge, visto che «senza le organizzazioni dei consumatori», il rimborso non sarebbe stato per tutti. Resta il fatto che avrebbero voluto un risarcimento anche per il periodo dal 2015 al 2010. Inoltre, durante la procedura di consultazione «chiederemo che nel rimborso, oltre ai 50 franchi, siano compresi anche gli interessi». Stando alla nuova legge, la Confederazione dovrà quindi restituire a tutte le economie domestiche assoggettate al canone radiotelevisivo nel periodo in questione 165 milioni di franchi, invece che poche centinaia, considerando che solo alcune persone hanno effettivamente adito le vie legali. Infatti in un primo momento il Tf aveva stabilito che solo coloro che entro un anno dalla sentenza del 2015 avrebbero preteso la restituzione dell’Iva, sarebbero stati rimborsati. Invece, saranno 3,4 milioni di economie domestiche che, presumibilmente nel 2021, riceveranno un accredito sulla fattura dell’attuale organo di riscossione Serafe. Secondo il Consiglio federale si tratta di una soluzione “semplice ed efficiente”, si legge in un comunicato diffuso ieri. E questo proprio perché “le economie domestiche non devono attivarsi e non occorrono dispendiosi chiarimenti dei singoli casi”.
Escluse le aziende
Per quanto riguarda le imprese, per l’esecutivo un rimborso forfettario non sarebbe indicato: la maggior parte delle società ha infatti potuto dedurre l’imposta precedente e non ha subito perdite economiche. Le altre imprese potranno ancora far valere singolarmente le proprie pretese nei confronti dell’Ufcom. Nel complesso, tra il 2010 e il 2015 la Confederazione ha prelevato circa cinque milioni di franchi di Iva sul canone di ricezione versato dalle imprese.