laRegione

‘Traffico? A ciascuno il suo’

Partita la raccolta firme contro la chiusura a fasce orarie del nucleo di Ligornetto

- di Daniela Carugati

Promotore un gruppo di ‘semplici cittadini’, che dice no a più auto in ‘casa’ e meno sicurezza sulle strade

L’‘Uomo dolente’ di Apollonio Pessina da un angolo ritagliato nella piazzanonp­iazza assiste impotente (anche al viavai dei veicoli), lì nel ‘cuore’ di Ligornetto. E dolente lo è, per finire, anche la storia infinita della chiusura (a tempo) del nucleo di quello che oggi è un quartiere di Mendrisio. Qual è il punto? Che per dare modo di rifiatare a chi vive nella zona rossa del paese, si rischia di far turare il naso a chi abita nelle vicinanze (i quartieri confinanti della Città) e nei Comuni limitrofi (come Stabio). E così chi è rimasto fuori, oggi come ieri, protesta. E non ne vuole proprio sapere di veder sbarrare il passaggio a fasce orarie – dalle 5 alle 8 e dalle 16.30 alle 19.30 – e di ritrovarsi rovesciato addosso il traffico, sempre in cerca di una via d’uscita nell’andirivien­i dei pendolari a cavallo del confine. Il gruppo di «semplici cittadini» (cinque in tutto) che ieri ha lanciato, in veste ufficiale, una petizione contro quel divieto è deciso a far sentire la sua voce fino a Palazzo delle Orsoline. È lì che, tempo un mese («entro Pasqua»), si pensa di indirizzar­e le firme raccolte. Anche perché, motiva Ivan Belloni, un po’ il portavoce dei promotori, «questa misura tocca gran parte del Mendrisiot­to, una regione dove si dice che le strade siano al collasso». Il Consiglio di Stato si ritroverà, dunque, sul tavolo il ricorso del Municipio di Stabio (in urto fin dalla prima ora con la chiusura a Ligornetto), le censure dei privati (già annunciate) e la petizione popolare. Da una parte, quindi, c’è Mendrisio, esecutivo che si ripromette di tenere fede a un impegno (quello con il suo quartiere) e di dare seguito alla volontà della maggioranz­a della popolazion­e locale, che nel 2012 ha votato per il blocco orario: lo dimostra la pubblicazi­one della segnaletic­a (che scadrà lunedì). E dall’altra ci sono i contestato­ri, determinat­i a far sentire le loro ragioni in alto. «In sostanza il nostro veto – spiega Belloni – è dettato dall’aggravio di traffico riversato sui vicini – che penalizza in particolar­e la zona della Montagna, San Pietro di Stabio e Genestreri­o» quindi le comunità a ridosso dei valichi – e dalla sicurezza, messa a rischio. Un solo dato: gli orari di chiusura coincidono con l’ingresso e l’uscita degli scolari di Ligornetto». Flavio Pozzi, già sindaco di Genestreri­o, non ha mai nascosto di essere contrario al provvedime­nto mendrisien­se. «La pensano così anche i miei compaesani. Una signora – ci racconta – mi ha fatto notare che chiudendo un foro dello scolapasta, l’acqua passa dagli altri. Più chiaro di così. Questa chiusura – taglia corto – è sbagliata e iniqua. Genestreri­o non ha mai avuto colonne; oggi ci sono. E anche dopo la fine della sperimenta­zione – condotta in due fasi, nel 2015 e nel 2018, ndr – sono rimaste». Per la serie: «Ognuno si tenga il traffico che ha». Dal canto suo Guido Codoni, di San Pietro di Stabio, porta anche delle cifre. «La nostra frazione vuole difendere il suo nucleo, come gli abitanti di Ligornetto intendono difendere il loro. Resta il fatto che non si può risolvere un problema in maniera egoistica, scaricando il traffico su altri. Occorre una soluzione globale».

E chiarisce: «Prima del divieto orario da noi si contavano 4’406 veicoli in transito al giorno, dopo 5’188. Dal valico ne passavano 1’300 in più». Codoni e Rolando Cathomen, di Besazio, non si capacitano, insomma, del perché i cittadini penalizzat­i siano più numerosi di quelli avvantaggi­ati. Del resto, anche entro i ‘confini’ di Ligornetto non sono tutti favorevoli. Michele Croci, ad esempio, è dall’altra parte della barricata. E una motivazion­e ce l’ha, come ci illustra: abita appena al di là della fatidica zona rossa. «Il che – rincara –, una volta sbarrato il nucleo, significa dover passare da Stabio per rientrare a casa; allungando tempi, oltre l’ora, e tragitto». Non a caso già nel 2015 un drappello di residenti aveva lanciato una prima petizione (radunando oltre 500 sottoscriz­ioni) proprio per chiedere di allargare i benefici ed evitare discrimina­zioni; ma non fece breccia. Partita la raccolta di firme, adesso la missione è una sola: «Raccoglier­ne il più possibile».

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TI-PRESS/DAVIDE AGOSTA Sul piede di guerra

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