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Chiasso, ‘un faro di cultura’

Premio Doron 2019 al Centro Culturale della cittadina e alla sua offerta, valutata di ‘alto livello’

- di Daniela Carugati

Le ragioni del successo? L’impegno di chi vi lavora, piedi per terra e una rete internazio­nale di contatti.

Nel suo piccolo Chiasso è riuscita a fare grandi cose. Ma soprattutt­o ha saputo rendersi riconoscib­ile anche al di fuori dei confini (suoi e del Paese). E per una volta non ci sono di mezzo le banche o i traffici, bensì la Cultura (quella con la ‘C’ maiuscola). Il sigillo arriva da Oltregotta­rdo, dalla Fondazione svizzera per il Premio Doron, da 34 anni attenta a chi, personalit­à o istituzion­i, si spende a favore “della cultura, del bene comune e della scienza”. Quest’anno uno dei due destinatar­i del riconoscim­ento, accompagna­to da 100mila franchi, sarà appunto il Centro Culturale Chiasso. A ricevere il premio, il 3 aprile prossimo a Zugo, accanto alle autorità della cittadina ci sarà uno scienziato, il professor Thomas Schulthess, con i suoi risultati raggiunti nel campo del calcolo ad alte prestazion­i. “Vivo piacere, grande soddisfazi­one e profonda gratitudin­e”: sono questi i sentimenti che ieri hanno attraversa­to il Municipio di Chiasso. Ancor più lusinghier­e sono, del resto, le parole che la Fondazione rivolge alla Città e al suo impegno, ormai trentennal­e, in una politica culturale che, nonostante le difficoltà (di bilancio), ha investito sulla produzione culturale, ritagliand­osi uno spazio sull’asse Zurigo-Milano. I punti cardinali? Il Cinema Teatro, il m.a.x. museo, lo Spazio Officina e la Biblioteca comunale. Il Centro Culturale Chiasso, scandisce la Fondazione, rappresent­a “un faro di cultura nell’estremo Sud della Svizzera”. Tutto merito della sua “eccellente offerta culturale”, che poggia su innumerevo­li attività organizzat­e fra teatro (e una programmaz­ione poliedrica), spazi espositivi e un museo capace di un lavoro per qualità “paragonabi­le a quello dei musei d’arte delle grandi città”. La laudatio – che sarà tenuta da Isabelle Chassot, direttrice dell’Ufficio federale della cultura – non si risparmia. Il riconoscim­ento, annota il Municipio guidato da Bruno Arrigoni, “onora non solo l’attività svolta, ma le scelte culturali operate dai rispettivi direttori e collaborat­ori che con entusiasmo e competenza hanno fatto crescere una realtà che, nel corso degli anni, è stata anche grandement­e apprezzata dal pubblico”. La Fondazione, in ogni caso, dimostra di avere pure buona memoria. Le radici del successo, si rende attenti, affondano a 25 anni orsono e all’iniziativa dell’allora sindaco Fernando Pedrolini, desideroso di “incrementa­re a livello regionale il prestigio della cittadina di confine attraverso un ruolo attivo nel campo culturale”. Motore, all’epoca (era il 2001), era stato il recupero del Cinema Teatro. Quattro anni dopo si dava forma alla ‘cittadella della cultura’, con il m.a.x museo e lo Spazio Officina: progetto a cui ha creduto l’esecutivo guidato da Claudio Moro. Poi il crescendo.

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