Si vorrebbe resuscitare il Casinò
Appare decisivo il punto di vista della banca Bps, maggiore creditrice della casa da gioco dell’enclave
A Campione d’Italia c’è chi, in vista dell’udienza del 13 maggio davanti al Tribunale fallimentare di Como (presidente Paola Parlati, giudice Marco Mancini e giudice delegato Alessandro Petronzi), è impegnato a valutare se esistono i margini per rilanciare la Casinò Campione Spa. Rispetto allo scorso 27 luglio, le condizioni di base della società di gestione della casa da gioco dichiarata fallita sono notevolmente cambiate. Le parti in causa sono da un lato il Comune dell’enclave, in quanto socio unico della Campione d’Italia Spa, la società per la quale la procura di Como ha rinnovato la richiesta di fallimento. I giudici dell’appello, annullando il fallimento per un vizio di forma, hanno posto l’accento sul fatto che doveva essere valutato il piano di ristrutturazione del debito. E dopo il Comune l’altra parte in causa è la Banca Popolare di Sondrio (Bps) che, pur esposta nei confronti del Casinò e del Comune, dopo aver concesso una moratoria per il pagamento dei debiti pregressi, aveva manifestato la disponibilità a erogare nuovi finanziamenti. L’istituto ha in mano una carta che potrebbe determinare il destino dell’enclave: potrebbe impugnare in Cassazione la sentenza del Tribunale d’appello di Milano. Il termine ultimo è il prossimo 10 aprile. Se dovesse farlo sarebbe la fine di Campione d’Italia. Le conviene? Parrebbe di no. Sulla carta, l’unica possibilità della Bps di recuperare i propri crediti sembra essere quella di rimettere in sesto la Casinò Campione Spa. Ma esistono i margini di manovra? In riva al Ceresio, c’è chi si è posto l’obbligo di rispondere all’interrogativo, anche se i debiti della casa da gioco sono aumentati. Fra le condizioni di base che sono cambiate c’è il fatto che sono stati tutti licenziati i dipendenti che si erano dichiarati disposti a nuovi sacrifici per 13 milioni di euro. Tutto questo, comunque, non andrebbe a interferire sull’incarico affidato al commissario straordinario Maurizio Bruschi. Quanto sia difficile la situazione in riva al Ceresio lo dimostra il fatto che in Comune stanno raschiando il barile per avere le risorse per pagare le analisi dell’acqua potabile.