Bosco, un modello di sviluppo
Il futuro della località passa da più attrazioni e collegamenti in grado di accrescere le presenze Dopo una stagione invernale più che positiva, Frapolli presenta la sua ricetta futura: potenziamento dell’offerta e apertura a nuovi bacini per arrivare all
Per molte località sciistiche con piste sotto i 2mila metri di quota, la stagione fredda (già breve) si è conclusa anzitempo. L’innalzamento delle temperature del tutto anomalo di queste ultime giornate fino a quote elevate fa la gioia di chi si è cimentato in camminate e fotografie e meno degli appassionati di sci, che vedono sciogliersi sotto gli scarponi la coltre bianca. Il bel manto nevoso di Natale e Capodanno (periodo di massima affluenza) sta subendo le prime “erosioni” dalle temperature miti delle ore diurne e dalla luce solare anche a Bosco Gurin, dove si spera in un rinforzo di neve fresca, o quantomeno in un ritorno a temperature di stagione. Anche se le previsioni per i prossimi giorni non sembrano promettere molto di meglio (qualche precipitazione nevosa sembrerebbe tuttavia in arrivo, portata dal Nord delle Alpi), il fondo bianco attuale è comunque tale da poter garantire sciate dai 1’900 metri in su. Insomma per le uscite di fine stagione c’è ancora tempo. «La nostra intenzione è quella di tenere aperto tutti i giorni fino al 17 marzo. Poi da lì al 7 aprile, giorno di chiusura degli impianti, unicamente nei fine settimana. La stagione sin qui è andata molto bene. Con novanta iscritti ai corsi di sci di Carnevale anche la locale Scuola di sci ha stabilito un record di presenze per il periodo. Per un bilancio finale attendiamo, comunque, lo spegnimento degli impianti». L’inverno 2018-2019 potrebbe essere l’ultimo per una stazione, quella walser, che ha visto concentrati gli sforzi in maniera preponderante ancora sulla neve. «Occorre assolutamente pensare a una destinazione che funzioni su tutte le 4 stagioni. Grazie agli impianti di risalita creati un ventennio fa e in barba agli “sgambetti” della politica (un chiaro riferimento alla scelta, un decennio fa, di sostenere finanziariamente solo Airolo e allo “sconfessatissimo” studio della Grischaconsulta AG, ndr) noi oggi siamo ancora qui a fare il nostro lavoro. Parte del merito va anche al sostegno degli enti turistici, degli aiuti cantonali, dei Comuni della Vallemaggia e dell’intera regione» osserva l’imprenditore.
Infrastrutture, la tabella di marcia
Il futuro di Bosco passa, comunque, anche dalla progettualità: «Il Masterplan (con il suo gruppo operativo) è stato pensato come catalizzatore di progetti e idee innovative. Mancano, però, gli attori. Bisogna credere in questi progetti e non lasciarsi abbattere dalle difficoltà nel reperire i mezzi. Ci vuole unità di vedute, occorrono contenuti validi e capacità di remare tutti nella stessa direzione». Per il villaggio walser, i progetti sono noti da tempo: «I miei obiettivi, nel giro di 2-3 anni, sono i seguenti: mettere in funzione la slittovia (giugno di quest’anno); portare avanti la realizzazione della zipline (per nulla impattante e tra le più lunghe della Svizzera); ampliare l’Hotel Walser con il resort e la Spa wellness (inizio lavori 2020/2021). Tappe di sviluppo importanti per le ricadute finanziare che avranno. Vorrei che Bosco Gurin diventasse, dal punto di vista economico, un ente autonomo, capace cioè di reggersi sulle sue gambe. Per fare in modo che ciò avvenga, dovremo essere in grado di assicurare tra i 120 e i 130mila primi passaggi all’anno. Oggi siamo a quota 3040mila e la parte del leone la fa ancora l’inverno. Importante sarà, per il futuro di tutto il comprensorio dell’alta Vallemaggia, l’apertura averso nuovi bacini d’utenza. Fattibile anche attraverso il collegamento con il San Gottardo (progetto di tunnel tra Fusio e Airolo) e il Sempione-Lötschberg (metrò alpino da Bosco)». Soldi in Rovana potrebbero arrivare, sottoforma di aiuti, anche attraverso l’aggregazione con Cevio: «Non vedo di buon occhio questa fusione. Gli importi promessi non basterebbero a cambiare il corso degli eventi ma solo a cancellare i debiti pubblici. Dopodiché saremmo di nuovo ai piedi della scala. Ci vuole spirito imprenditoriale e capacità di fare squadra, tirando il carro tutti assieme (enti pubblici e privati) nella giusta direzione, con convinzione».