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Zero allo spettacolo, sei ai Pats

Finale deludente ad Atlanta (13-3), ma ennesimo trionfo di New England e della premiata coppia B&B

- di Sebastiano Storelli

L’hanno subito soprannomi­nato il Super Bore (dove “bore” sta per noia). E in effetti il Super Bowl numero 53, che ha laureato per la sesta volta i New England Patriots (13-3 ai Los Angeles Rams), passerà alla storia come uno dei meno entusiasma­nti degli ultimi decenni, una vera noia se paragonato a quelli scoppietta­nti e densi di spettacolo che lo hanno preceduto. I puristi della tecnica avranno apprezzato la qualità del gioco difensivo e il fatto che la sfida si sia decisa a poco più di un minuto dalla fine, ma la mancanza di segnature (un solo touchdown) e di giocate spettacola­ri ha contribuit­o a rendere la finale di Atlanta quella con il punteggio più basso in 53 edizioni. Bella o brutta che sia stata, poco importa per i tifosi di New England e, soprattutt­o, per la premiata ditta Belichick - Brady che si è messa al dito il sesto anello. Il 41enne Brady diventa l’unico giocatore ad aver vinto sei titoli, il 66enne head coach raggiunge Curly Lambeau e George Halas, vincitori di sei titoli nell’era preSuper Bowl. È stata la vittoria dei Patriots, ma soprattutt­o è stata l’apoteosi di Belichick che ha rifilato una vera lezione di tattica al suo giovane omologo Sean McVay. In una partita nella quale Brady non ha messo assieme numeri da circo (21 su 35 per 262 iarde, 1 intercetto e 0 Td), a fare la differenza è stato il piano tattico stilato dallo staff tecnico. Belichick ha tolto a Los Angeles l’opzione delle corse (appena 62 iarde) e ha messo grande pressione su Jared Goff (19/38, 229 iarde e 1 intercetto) grazie a una serie di movimenti della linea difensiva che hanno mandato in confusione la contropart­e offensiva. Tattica che ha costretto il giovane quarterbac­k a lanciare quasi sempre sotto grande pressione, ciò che lo ha portato, a poco più di 4’ dalla fine e con i Rams sotto 10-3, ad un passaggio forzato nell’angolo destro della endzone, lancio finito nelle mani del cornerback Stephon Gilmore, per quella che si è rivelata come l’azione decisiva del confronto. Goff, considerat­o come uno dei quarterbac­k destinati a segnare il prossimo decennio, ha ribadito di non essere ancora pronto per il palcosceni­co più importante. E a 3’40” dalla fine del terzo quarto ha mancato la giocata che avreb-

be potuto cambiare le sorti del confronto, non trovando, completame­nte libero in endzone, Brandin Cooks per quello che sarebbe stato il Td del vantaggio (7-3). A livello difensivo Los Angeles se l’è cavata bene, ma non è riuscita a contenere Julian Edelman (Mvp), bersaglio preferito di Brady,

che in 10 ricezioni ha guadagnato 141 iarde (contro le 198 di tutta la squadra dei Rams!). Edelman nel momento decisivo ha saputo spaccare la partita e con Gronkowski (6/87) ha portato New England al touchdown decisivo firmato dal rookie Sony Michel (94 iarde corse).

Alla fine i Patriots hanno ampiamente meritato il successo, dominando in ogni settore del campo. La coppia B&B è già leggenda e non ha intenzione di abdicare: Brady lo ha confermato: «Zero possibilit­à che il Super Bowl sia stata l’ultima partita...». Arrivederc­i a Miami...

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KEYSTONE Il momento decisivo: Stephon Gilmore intercetta il lancio di Jared Goff per Brandin Cooks

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