I primi passi decisivi
Entra nella sua fase operativa il nuovo progetto volto a valorizzare il calcio d’élite femminile ticinese
C’è del nuovo sui campi di calcio ticinesi. Con l’inizio dei campionati giovanili cantonali, avvenuta lo scorso weekend, ha infatti preso ufficialmente avvio l’avventura dell’Associazione calcio femminile Ticino (Acft) a tutti gli effetti. «In pratica si tratta della continuazione del progetto avviato un paio di anni fa – spiega a grandi linee Sandro Pedrazzini, presidente dell’associazione fondata la scorsa primavera –. L’anno scorso, per la prima volta, abbiamo iscritto una formazione ticinese al campionato nazionale U17 femminile. Per noi è stata una sorta di “anno zero” (capace comunque di preparare ben 8 ragazze classe 2001 alla loro entrata nel mondo delle attive con le rispettive squadre); un anno ponte per creare tutte le premesse indispensabili per partire con il progetto vero e proprio». Ossia? «Come già avviene al maschile (con il Team Ticino), per promuovere il calcio femminile d’élite si rendeva necessaria la costituzione di una struttura a sé stante, capace di radunare le ragazze delle varie società, maschili e femminili, di tutto il cantone. Questo, appunto, ci ha portato in primavera a gettare le basi per la creazione dell’Associazione calcio femminile Ticino, che in sostanza agisce autonomamente. Da questo autunno siamo passati alla seconda fase. Quella della piena operatività del progetto, che vede iscritte ai rispettivi tornei ben due squadre femminili: una U15, che in autunno partecipa al campionato Footeco che vede impegnate formazioni maschili di uno-due anni più
giovani, e in primavera il campionato nella categoria C1, e una U17, iscritta al campionato Coca Cola Junior C autunnale e che in primavera disputerà il campionato svizzero U17».
Due società, un’unica visione
Quanto portato avanti dall’Associazione calcio femminile Ticino si allinea con le richieste dell’Asf, che invita a sostenere e promuovere strutture di calcio giovanile d’élite anche tra le ragazze. L’obiettivo dell’associazione è quello di convogliare le ragazze di maggiore talento del cantone nelle sue due squadre di formazione di élite, offrendo loro una preparazione calcistica intensa e di qualità. Nella bontà di questo
progetto hanno creduto in primis Ff Lugano e As Gambarogno, ossia le due società più rappresentative in Ticino in fatto di calcio femminile: quella sottocenerina con la prima squadra che milita nel massimo campionato svizzero, e quella locarnese dotata del vivaio meglio strutturato a livello cantonale: «Due realtà se si vuole agli antipodi, e che proprio per questo, al fine di allinearci con le disposizioni dell’Asf e di garantire il miglior percorso di crescita sportiva delle giovani più talentuose, andavano avvicinate il più possibile. Lugano e Gambarogno contribuiscono anche finanziariamente a questo progetto, che resta ovviamente aperto pure alle altre società. Chi veste la maglia rossoblù mantiene comunque il suo tesseramento nel rispettivo club che, in caso di necessità, può decidere di impiegarne qualcuna per i suoi impegni di campionato. Da noi, queste ragazze hanno la possibilità di maturare dal profilo sportivo grazie al fatto di poter far capo a un’infrastruttura ad hoc sotto la supervisione del responsabile tecnico Stefano Bulfaro».
Giubiasco ombelico cantonale
Le U17 si allenano generalmente 4 volte la settimana: una con la rispettiva squadra di origine e le altre tre al centro dell’Acft a Giubiasco (sotto la direzione di Giuseppe Barlotti e del suo assistente Daniele Zezza). Tre sono invece le sedute settimanali delle U15: due a Giubiasco (sotto la guida di Matteo Bertuol e del suo vice Davide Di Giulio) e una con le rispettive società. A Danilo Muschietti compete invece l’allenamento specifico dei portieri. A completare lo staff tecnico è Henk Gernaat che, unitamente a Bulfaro, si occupa degli allenamenti specifici. «Abbiamo valutato con ponderazione pure l’aspetto logistico, individuando nel campo di calcio di Giubiasco la sede ideale per allenamenti e partite. Abbiamo giocatrici che provengono da tutto il cantone, come pure dalla Mesolcina, ragion per cui era indispensabile poter fare capo a una struttura il più centrale possibile».