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Djokovic il redivivo: ‘Lassù tutto è cambiato’

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«Se in febbraio mi avessero detto che avrei vinto Wimbledon, Cincinnati e Us Open, avrei faticato a crederlo». Dopo due anni di passaggio a vuoto e un’operazione al gomito, il ‘Joker’, che sembrava moribondo ancora tre mesi or sono, conquistan­do per la terza volta gli Us Open ha dato una dimensione ancor più spettacola­re al suo ritorno ai vertici. Vittorioso su un poi delusissim­o Juan Martin Del Potro, in lacrime dopo la partita, il serbo assapora il suo 14° Slam (come Pete Sampras, «idolo della mia infanzia: guardarlo in tv mi diede la voglia di giocare a tennis»). «La mia vita s’è trasformat­a negli ultimi anni – ha detto in conferenza stampa –: ho avuto due figli, non ho giocato tornei per sei mesi, sono stato operato. A essere onesto, mi attendevo di tornare ad alto livello rapidament­e dopo l’intervento chirurgico. Ci sono però voluti tre, quattro mesi, durante i quali ho appreso parecchio su di me e ho imparato a essere paziente. C’è voluto tempo affinché le cose si sistemasse­ro, ma gli ultimi due mesi sono stati formidabil­i». La sconfitta nei quarti al Roland Garros lo aveva lasciato «molto amareggiat­o». Dopo la contropres­tazione parigina ha avuto «bisogno di staccare la spina. Ho fatto un’escursione sulle Alpi francesi con mia moglie. In cima alla montagna Sainte-Victoire ci siamo seduti ad ammirare la vista. Da quel momento preciso ho attinto una motivazion­e nuova. Ho pensato al tennis, all’emozione che mi procura e ho avvertito come un’onda di energia che non mi ha più lasciato. Da allora, tutto è cambiato in termini di risultati».

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KEYSTONE Terzo trofeo a New York

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