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Caro festival...

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Anche quest’anno mi sono rallegrata immensamen­te di poter fare un abbonament­o al Festival del film di Locarno (dico ancora Festival del film e non Locarno Festival, come nel nuovo logo!), perché è un’occasione per me imperdibil­e di assaporare film provenient­i da tutte le parti del mondo e cercare di lasciarmi coinvolger­e da emozioni, riflession­i o tematiche che possano aiutarmi nella comprensio­ne di quello che accade intorno a noi. Ma quale è stata la grande sorpresa e la mia grande frustrazio­ne? A parte i film in concorso, quelli di Piazza Grande, quelli del cinema svizzero e dei Cineasti del presente, il 95% dei film delle altre sezioni “erano sottotitol­ati solo in inglese! Nell’importante retrospett­iva di Leo McCarey ce n’erano solo due sottotitol­ati in francese, quelli dell’Open Doors, quelli della Settimana della critica (che guardavo sempre negli anni passati), quelli del Signs of Life erano solo in inglese! L’inglese è oramai diventato la lingua ufficiale nella rivista Locarno Daily, nei dibattiti pubblici e spesso, quando presentano i film e i cineasti, i presentato­ri non si degnano neanche più di fare lo sforzo di un piccolo riassunto in francese (l’italiano è oramai stato abolito da anni). Io mi ricordo che fino all’anno passato c’erano sempre stati sottotitol­i in francese o tedesco o anche traduzioni simultanee. Per le poche proiezioni di film con sottotitol­i in francese, i posti nelle sale erano rapidament­e esauriti. Seguiamo senza recriminar­e il trend che vuole che oramai dobbiamo tutti parlare correnteme­nte l’inglese? Forse i finanziame­nti oggi servono per coprire le nuove misure di sicurezza. Dappertutt­o abbiamo constatato la presenza di agenti di polizia e della sicurezza Prosegur. Prima di entrare nelle sale di proiezione, a ogni film, i securitas ci hanno chiesto di aprire le nostre borse, borsette, sacchetti vari per ispezionar­li con una lampada tascabile! A quando l’installazi­one di metal detector? Per ogni securitas che prende dai 20 ai 30 franchi all’ora (a dipendenza se è uno svizzero o un frontalier­e) quanto fattura all’ora la Prosegur? 70 franchi? Quanto costa al festival questo delirio di “sicurezza”? Un milione circa? Lo spazio mi manca per parlare dei film, ma trovo che Eldorado di Markus Imhoof avrebbe meritato la proiezione serale in Piazza Grande. Questo film coraggioso per un tema, migrazioni e rifugiati, che ci dovrebbe toccare tutti, magari avrebbe potuto far scorrere una lacrima vera in persone che non piangono mai e che vorrebbero costruire muri piuttosto che ponti. Anche altri film, visti in altre sezioni, avrebbero degnamente sostituito certe commediole programmat­e in Piazza per non offendere la “sensibilit­à” di molti spettatori che dal cinema si aspettano solo un piacevole divertimen­to per poi tornare a casa a rifugiarsi nel loro quieto vivere. Abbiamo bisogno di coraggio per affrontare le tante sfide degli anni a venire, non da ultima anche quella di un nuovo direttore o di una nuova direttrice per un festival più coraggioso.

Claudia Ribi, Bellinzona

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