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Quando il triangolo piace a tutti

L’olandese Rai Vloet è passato dal Breda al Chiasso,poi al Frosinone. Operazioni che la Fifa prova a contrastar­e.

- Di Sebastiano Storelli

Da Breda a Frosinone, via Chiasso. È questo il viaggio del 23enne olandese Rai Vloet. Un tragitto Olanda-Italia passando dalla Svizzera che molti suoi connaziona­li compiono durante i mesi estivi. Ma per Vloet la meta non è una spiaggia romagnola o toscana, bensì un campo da calcio laziale. Per i rossoblù di Alessandro Mangiarrat­ti il ‘talentino’ olandese, cresciuto al Psv Eindhoven e nell’ultima stagione a Breda (48 partite in Eredivisie, 30 delle quali lo scorso anno con 4 reti), non ha disputato nemmeno un minuto, ma è subito stato girato in prestito alla società italiana. Una pratica non nuova e che riporta alla mente le operazioni argentine del Locarno (i passaggi fittizi di Higuain, Belluschi e molti altri), venute alla luce nell’autunno 2006. Una pratica che la Fifa, pur non approvando­la, fatica ad arginare. Ne abbiamo parlato con Mattia Galli, procurator­e ticinese attivo soprattutt­o tra calcio e ciclismo. «In primo luogo occorre dire che la Federazion­e internazio­nale presta molta attenzione a questo tipo di trasferime­nti. Nel caso in cui una società dovesse denunciare un passaggio irregolare potrebbe scattare un’inchiesta che a volte può sfociare anche in sanzioni. Di mezzo ci sono sempre ragazzi giovani, per cui il livello di attenzione è stato notevolmen­te alzato». Alla base di questo tipo di triangolaz­ioni vi è la necessità di abbassare i costi di trasferime­nto... «In particolar­e i costi legati alle indennità di formazione, quella somma che un club deve pagare alla società che si è occupata della crescita sportiva del calciatore. Queste indennità vengono stabilite anche in base alla qualità del campionato e alla categoria nella quale si va a giocare. Per un passaggio da A olandese ad A italiana il parametro è sicurament­e il più alto, mentre scende se la squadra di approdo fa parte del campionato svizzero, a maggior ragione se di categoria inferiore. L’indennizzo di formazione era stato introdotto proprio per evitare che molti ragazzi finissero in un mercato senza controllo, sballottat­i un po’ di qui e un po’ di là». Però, fatta la legge, trovato l’inganno visto che il sistema continua a fiorire, senza che la Fifa riesca ad arginarlo. Un sistema al centro del quale vi sono sempre giocatori molto giovani... «Il motivo è semplice: l’indennità di formazione va pagata soltanto per i trasferime­nti che avvengono prima del 23esimo compleanno. L’ammontare matura fino ai 21 anni, quando raggiunge il massimo, poi va a scalare nei successivi due anni fino a raggiunger­e quota zero». E sono somme nient’affatto indifferen­ti: il passaggio di un giovane dall’Olanda all’Italia costerebbe 10’000 dollari all’anno per il periodo dai 12 ai 15 anni, più 90’000 dollari annui per la formazione tra i 16 e i 21 anni... Rimane da chiedersi chi ci guadagna e chi ci perde. Di certo ne esce vincente la società che acquista il giocatore, in quanto dovrà sborsare una somma sensibilme­nte meno importante, ‘scontata’ dei costi di formazione. E ci guadagna pure chi fa da intermedia­rio, vale a dire la società attraverso la quale passa il giocatore prima di raggiunger­e la sua destinazio­ne finale. Potrebbe perderci il club formatore, costretto ad accontenta­rsi di un’indennità più bassa, ma non avrebbe comunque alcun potere contrattua­le nel caso in cui il giocatore fosse a fine contratto. Inoltre, come era stato il caso per il River Plate nel trasferime­nto di Higuain e Belluschi, può darsi che la società abbia impellente bisogno di vendere (a quei tempi e in barba al loro soprannome, i “Millonario­s” erano sull’orlo della bancarotta, per cui avevano assoluta necessità di cedere i pezzi più pregiati, anche dovendo rinunciare a parte delle indennità di trasferime­nto). E il giocatore? Di norma ci guadagna perché porta a termine un trasferime­nto che lo catapulta in una realtà più importante di quella che ha lasciato... «Ma a volte è proprio il calciatore a rimetterci. Non tanto nella triangolaz­ione del trasferime­nto, quanto nel meccanismo delle indennità di formazione che possono frenare l’interesse di un ipotetico compratore e, di conseguenz­a, bloccare la carriera del ragazzo».

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TI-PRESS/CRIVELLI Sulla carta è stato del Chiasso, ma al Riva IV il trequartis­ta non ha mai messo piede

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