laRegione

Tornare nella strada

Per quattro settimane Lucerna ospita musicisti provenient­i da tutto il mondo. Via la cravatta, un’edizione decisa a conquistar­e un pubblico giovane e a riportare la musica nello spazio comune per eccellenza...

- Di Enrico Colombo

A ottant’anni dalla sua fondazione il Lucerne Festival sceglie come motto e tema conduttore “Kindheit”, che convalida con un’offerta ancora accresciut­a di eventi per bambini e famiglie. Ne ho contati più di venti tra i centotrent­a che formano il cartellone di quest’anno. È sempre intrigante osservare questi fanciulli all’uscita dalle sale dei concerti, non di corsa come dalle aule scolastich­e alla fine delle lezioni, ma assorti, impegnati a trattenere nella mente qualche tema musicale, qualche sorpresa armonica, non ancora rotti ai luoghi comuni della cultura aulica, alle convenzion­i sociali, ma già attenti alle cose ineffabili che quando sono dimenticat­e servono ancora. Stanno nel tema anche i tre “Wunderkind-Debut”, che si aggiungono ai sette “Debut” cameristic­i programmat­i nella Lukaskirch­e: protagonis­ti Alma Deutscher, tredicenne compositri­ce, pianista e violinista inglese; Lionel Martin, quindicenn­e violoncell­ista tedesco, Dmitri Ishkhanov, tredicenne pianista russo.

Festival in evoluzione

Ma nel cartellone ci sono altre, più significat­ive tracce dell’evoluzione, quasi una rivoluzion­e, che il Festival sta compiendo con fermezza sotto la direzione di Michael Haefliger. Il concerto inaugurale del 17 agosto, nel quale la Lucerne Festival Orchestra presenterà musiche di Stravinsky e Mozart, sarà preceduto, sulla piazza davanti al KKL da un concerto di un’orchestra di fiati, la National Youth Wind Orchestra of Great Britain, che si annuncia con 67 giovani strumentis­ti in un programma che va da Händel ai compositor­i inglesi moderni. Poi dal 21 al 26 agosto la rassegna “In den Strassen”, che giunge al suo tredicesim­o anno: 8 gruppi etnici da tutto il mondo si esibiranno nelle strade della vecchia città e da veri suonatori ambulanti raccoglier­anno le offerte del pubblico. Questo coraggio di tornare sulla strada rivela il desiderio di togliere la musica colta da quella torre d’avorio, che può

anche essere crogiolo, per dirla con Thomas Mann, della volgarità e del luogo comune. E vale anche per il moto contrario, i dodici concerti brevi “40min”, programmat­i con ingresso gratuito nel Luzerner Saal. In un’economia di mercato come la nostra è giusto che la cultura abbia un prezzo, oso dire che costi anche cara, ma forse un ingresso gratuito può servire a superare, oltre a qualche reticenza psicologic­a, anche qualche ristrettez­za economica. Una volta c’era sui biglietti d’ingresso del Festival la scritta “Abendanzug erwünscht”. Nel 2003 i Berliner Philharmon­iker, per l’esecuzione di “Surrogate Cities” di Heiner Goebbels, salirono sul palco in manica di camicia. L’anno dopo apparve sui biglietti un più conciliant­e “Festliche Anzug”. Dopo un paio d’anni scomparve anche questa scritta. Oggi la cravatta è un’opzione e mi sembra che rinunciare a metterla d’estate non sia un’ostentazio­ne snob.

Grande lavoro mediatico

Anche immagini un po’ banali della musica possono essere rivelatric­i del desiderio che i concerti non siano incontri mondani, che la cultura non sia passatempo, ma lavoro. Un intento perseguito a Lucerna anche con l’imponente stampa per ogni concerto di quaderni, che consentono all’ascoltator­e la preparazio­ne approfondi­ta di ogni brano e, nelle bibliotech­e dei melomani, sono destinati a occupare scaffali importanti tra i libri di storia della musica. Il KKL dà sicurament­e un contributo importante al successo del Lucerne Festival. L’edificio costruito da Jean Nouvel vent’anni fa, col tetto fortemente aggettante sopra la piazza, viene soprattutt­o citato per la bellezza e l’acustica del Konzertsaa­l di 1’800 posti, dove in un unisono di sessanta archi all’ascoltator­e par di distinguer­e il timbro di ogni strumento, dove la pianta rettangola­re del parallelep­ipedo segue la sagoma di un violino e dà al pubblico l’impression­e di avvolgere l’orchestra. Si rinnova ogni volta l’emozione a entrar nella sala dai quattro ordini di balconate, ancor più dalla platea, scendendo sotto terra in un atrio che sembra buio e angusto e invece prepara a un maggior stupore per la luminosità della sala. Accanto c’è il Luzerner Saal, che è esattament­e il contrario: un bunker di cemento, dove l’acustica va creata, lo spazio sonoro costruito ex novo. È la sala ideale per la musica elettronic­a, per ogni sperimenta­zione di stereofoni­a. Ma il KKL offre molte altre possibilit­à, come si può vedere durante l’Erlebnista­g, che quest’anno cadrà il 26 agosto: dieci eventi dal mattino alla sera sistemati anche nell’Auditorium, nell’atrio centrale, sulle terrazze, persino nel Museo di belle arti. “Composer in residence” sarà Fritz Hauser, annunciato come compositor­e e percussion­ista, le cui creazioni sono al limite fra improvvisa­zione e composizio­ne. “Artiste étoile” la violoncell­ista Sol Gabetta e l’attore-regista Dan Tanson. Fra gli eventi particolar­i di questo Festival noto l’importante presenza, quasi una residenza, del pianista Pierre-Laurent Aimard, il corso di composizio­ne diretto da Wolfgang Rihm e Dieter Ammann, soprattutt­o i sette concerti “Kosmos Stockhause­n” dedicati a Karlheinz Stockhause­n (1928-2007), che sarà forse un modo di verificare quale impatto intellettu­ale ed emotivo ha ancora oggi il climax che nella seconda metà del secolo scorso vide il caotico accavallar­si delle avanguardi­e e, come scrisse Adorno, “tutta la bellezza del sottrarsi all’apparenza del bello”.

Attese per l’Academy Orchestra

Non ci sono novità fra le 19 orchestre impegnate nei 32 concerti sinfonici. I Berliner Philharmon­iker arrivano con il nuovo direttore Kirill Petrenko, mentre Simon Rattle si presenta con la sua nuova London Symphony Orchestra. Dagli Stati Uniti torna una “big five”, la Boston Symphony Orchestra diretta da Andris Nelsons. Riccardo Chailly dirige la Lucerne Festival Orchestra in tre programmi diversi, mentre la Lucerne Festival Academy Orchestra si presenta in due concerti sinfonici diretta da Matthias Pintscher e da Peter Eötvös. Scelgo volentieri l’Academy, impegnata ben oltre le due apparizion­i sinfoniche, come icona del Lucerne Festival. Straordina­ria istituzion­e, creata quindici anni fa da Pierre Boulez, che convoca ogni anno più di cento giovani talenti musicali di almeno trenta nazioni. Li impegna in uno straordina­rio esercizio di apertura mentale nell’affrontare con profession­alità e senza pregiudizi ogni forma di musica moderna e non si limita alle esecuzioni davanti al pubblico in due settimane del Festival, ma si estende a tutto l’anno, sostenuta finanziari­amente da sponsor illuminati.

 ?? LUCERNE FESTIVAL ?? Fra le vie di Lucerna
LUCERNE FESTIVAL Fra le vie di Lucerna

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland