Il ‘no grazie’ dei naufraghi all’offerta di aiuto delle Ong
Roma – Meglio i pericoli della deriva che la certezza di essere ricacciati indietro. È anche questa una delle ragioni che spiega il crescente rifiuto dei migranti in difficoltà di farsi raccogliere a bordo delle navi delle (poche) Ong attive nel Mediterraneo. A causa del rifiuto italiano e maltese di concedere i propri porti all’approdo delle navi, che li obbligherebbe a rimanere a bordo per giorni con la prospettiva di essere immediatamente respinti, sempre più migranti tentano di raggiungere autonomamente la terraferma. Una tendenza che si associa all’impiego di imbarcazioni sempre più piccole, a cui fanno da tempo ricorso le organizzazioni che controllano le partenze dalle coste nordafricane, libiche in particolare, per eludere i controlli. A confermarlo sono stati quindici tunisini all’equipaggio dell’Aquarius, che ha intercettato il barchino sul quale viaggiavano al largo di Lampedusa. Non vi sono però conferme ufficiali: alla Guardia Costiera, che li ha soccorsi e trasportati sull’isola, i tunisini hanno raccontato solo di essere partiti dalla Libia e di aver viaggiato a velocità sostenuta fin quando hanno finito la benzina, con la speranza di raggiungere l’Italia. Il fatto certo è semmai che le organizzazioni stanno adattando il loro business in base a quello che accade in Italia e in Europa. L’istituzione di una zona Sar libica, l’assenza di navi delle Ong al limite delle acque territoriali, la stretta italiana sui porti, sono decisioni che dall’altra parte del Mediterraneo vengono studiate con attenzione per poi stabilire priorità, rotte e tipologia di barconi da utilizzare. Dunque non è un caso che la Spagna sia diventata la meta privilegiata. Significa che il flusso di migranti si sta spostando dalla Libia in Tunisia (e infatti sono aumentate le partenze da quel paese con piccole barche in direzione dell’Italia) e dall’Africa occidentale, attraverso l’Algeria, verso le coste marocchine. L’altra rotta che ha subito un’impennata è quella che dalle coste della Turchia porta fino all’Italia: il tragitto viene coperto con delle barche a vela, che destano meno sospetti e sono soggette a meno controlli.