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La normalità del suonare

Intervista al flautista Andrea Oliva, tra i protagonis­ti di Ticino Musica

- Di Alessandra Aitini

‘Fare musica insieme è la vera base di quello che dovremmo fare nel quotidiano’, spiega Oliva, docente al Conservato­rio della Svizzera italiana

Ticino Musica è entrato nel vivo e di giorno in giorno il calendario dei concerti si fa sempre più denso. Tra i protagonis­ti di spicco, il flautista Andrea Oliva, primo flauto dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia e docente al Conservato­rio della Svizzera italiana. Lo potremo ascoltare nei concerti “Grandi Maestri e giovani promesse”, stasera al Museo Vela di Ligornetto e domani nell’Aula Magna del Conservato­rio di Lugano, nonché, nello stesso luogo, il 29 luglio in duo con la pianista Marta Cencini con un programma che spazia da Bach a Piazzolla.

Quali sono le dinamiche che intercorro­no tra il lavoro didattico ‘ordinario’ e la masterclas­s estiva che tieni per l’Academy di Ticino Musica?

Il fatto di essere docente a Ticino Musica mi dà la possibilit­à di garantire ai miei stessi allievi un’utilissima continuità di lavoro, evitando il gap che normalment­e si crea nei mesi estivi. Ticino Musica è diventato una tradizione importante di riferiment­o nell’estate musicale dei ragazzi per la sua organizzaz­ione, la qualità dei docenti e dei pianisti collaborat­ori. Personalme­nte il fatto di avere una collaborat­rice come Marta Cencini, grandissim­a musicista e concertist­a, è un significat­ivo valore aggiunto, poiché con lei le lezioni si innalzano a un livello concertist­ico.

Hai un legame particolar­e con i pezzi che hai scelto per il tuo recital?

Sono legato a essi innanzitut­to per il fatto di averli già suonati con Marta, ad eccezione della Sonata di Burton, con cui debuttiamo come duo proprio in questa occasione. Mi piace sempre proporre programmi che spazino dal barocco al moderno per offrire al pubblico tutta una gamma di colori e di tipi di musicalità, con una parte di ascolto – come le fantasie su temi d’opera – “più facile” anche per chi non è musicista.

Qual è il valore sociale di uno studio anche non profession­ale della musica?

Ritengo che sia importante un approccio musicale a prescinder­e, a tutte le età, anche per coloro che non si indirizzan­o alla profession­e. In Svizzera e Germania ci sono realtà musicali amatoriali strutturat­e molto bene, purtroppo in Italia questo manca. Trovo essenziale che ci sia, a fianco alla vita “normale” di ogni persona, la musica o il coro, perché la società ideale è una società corale e il fare musica insieme è la vera base di quello che dovremmo fare nel quotidiano: essere più intonati e avere una stessa risonanza. Se in una stessa società ci fossero più persone abituate a fare coro o orchestra ci sarebbe secondo me una società meglio predispost­a all’ascolto, più aperta, una civiltà più accessibil­e, meno chiusa ed aggressiva. Un esempio su tutte è la Società Autostrade italiana, che viene spesso a fare dei seminari a Santa Cecilia a Roma per capire com’è il mondo dell’orchestra e il mondo dei leader, per capire come si sta in gruppo, come si lavora in una collettivi­tà, com’è il rapporto col leader e come quindi dovrebbe essere il loro ideale dirigente.

Sei solista, orchestral­e, camerista, docente. Come fai a gestire tutte le tue attività? Consiglier­esti ai giovani un approccio eclettico alla realtà profession­ale?

Cerco di conciliare tutto sempliceme­nte riducendo il mio tempo libero personale, ma lo faccio volentieri e senza sacrificio, perché non sarei completo se mi chiudessi solo in ambito profession­ale. È una questione di organizzaz­ione molto pianificat­a dell’agenda. Consiglio analogamen­te ai ragazzi di essere molto aperti, spaziando anche nello studio della composizio­ne, della direzione d’orchestra di uno strumento barocco – per chi è portato – in modo così da diventare persone più complete e più aperte. Se poi c’è ad esempio una persona che ha come obiettivo la profession­e d’orchestra ed è da tempo focalizzat­a sulle audizioni, allora ci si concentra all’80% su un repertorio specifico e al 20% sul resto, ma è importante che lo studio non venga settoriali­zzato a priori.

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In scena stasera al Museo Vela di Ligornetto

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