Socialità, sì all’ente ‘light’
È stata accettata praticamente all’unanimità la versione che mantiene Avs, intervento e accompagnamento sociale di competenza del Comune. Polemica sulla governance.
«Non è un atto di debolezza, ma di forza e responsabilità». Il compromesso raggiunto dalla commissione speciale è stato delineato positivamente dalla sua presidente, Deborah Moccetti Bernasconi (Plr). Dopo tre anni di gestazione, ieri sera è ufficialmente nato il Lis (Lugano istituti sociali), l’ente autonomo di diritto comunale che gestirà case per anziani, nidi d’infanzia e Casa Primavera. Grande assente (cfr. infografica) i servizi socioterritoriali, in virtù proprio di questo compromesso raggiunto dai partiti. «Abbiamo attentamente valutato sia vantaggi – operativi e finanziari – che svantaggi: perdita delle sinergie con servizi socioterritoriali e mancata solidarietà finanziaria» ha spiegato la consigliera, facendo riferimento all’impossibilità di ridistribuire gli avanzi delle case per anziani. «Un sacrificio finanziario da percepire – ha aggiunto – come investimento per la qualità del settore sociosanitario», alludendo al fatto che queste eventuali eccedenze andranno riutilizzate esclusivamente dalle stesse case per anziani. «Siamo soddisfatti che non ci sarà il travaso delle eccedenze, che devono essere a favore della qualità dei servizi – l’opinione di Raoul Ghisletta (Ps), che ha ricordato che inizialmente il partito era contrario al messaggio –, parlare di ente ‘light’ mi sembra però una forzatura: il 30% dei dipendenti della Città sarà esternalizzato». «Questa possibilità di finanziamento non sarebbe stata a scapito né della qualità delle cure, né della progettualità», ha detto il capodicastero Lorenzo Quadri, aggiungendo: «Il Lis sarà un’importante innovazione per la Città, soprattutto per le persone più deboli e andrà quindi gestito con particolare attenzione». Alla fine, quel che Moccetti Bernasconi auspica diventi «un polo di accoglienza intergenerazionale e di formazione in settori simili fra loro» è stato accettato pressoché all’unanimità (unico contrario: Jacques Ducry).
I membri del Consiglio saranno sette. L’Udc: ‘Così, per permettere la spartizione partitica’.
Ad animare il dibattito sul Lis, ci ha pensato la questione della governance. Il Municipio aveva proposto un Consiglio per l’ente composto da cinque membri, diventati sette per la commissione, nuovamente cinque secondo un emendamento dell’Udc. «La sensibilità politica deve essere importante: altrimenti mettiamo dei tecnocrati dappertutto – l’opinione di Ghisletta –, e deve andare di pari passo con le competenze». «Mi sembra che il suo gruppo abbia sottoscritto i principi di governance, a meno che da 5 a 7 non ci sia un problema di ‘cadregopoli’» ha ribattuto Tiziano Galeazzi (Udc). «Il nostro gruppo è fedele alla spoliticizzazione degli enti partecipati – ha poi aggiunto il collega di partito Alain Bühler –, la scelta di avere sette membri non è casua-
le, perché permetterebbe la spartizione partitica». Con 40 favorevoli, 3 contrari (l’Udc) e 5 astenuti (Verdi, Marco Jermini e Simona Buri), il legislativo ha infine optato per sette membri. Approvato invece senza problemi il messaggio
(1,15 milioni) che prevede una modifica viaria a Molino Nuovo. Sostanzialmente, l’attuale via Orti – che collega via Bagutti a via Simen – verrà spostata di qualche metro a sud, collegando via Simen direttamente con la piazza del quartiere. Il collegamento tuttavia sarà unicamente per pedoni e ciclisti: c’è la volontà di migliorare la qualità di vita del rione – interessato negli ultimi anni da un forte sviluppo edilizio, fra cui l’Hotel City –, costruendo anche degli arredi urbani.