Lia, i perché dei ricorsi
Secondo l’Unione associazioni dell’edilizia l’interesse pubblico per regolare il settore c’è Piergiorgio Rossi: ‘Mi aspetto coerenza sia dal governo sia dal Gran Consiglio’
Per contrastare le recenti sentenze con le quali il Tribunale cantonale amministrativo (Tram) ha accolto i ricorsi contro la Legge sulle imprese artigianali (Lia), certo. Ma l’Unione associazioni dell’edilizia (Uae), assieme ad altre associazioni e «diversi» artigiani, ha deciso di ricorrere al Tribunale federale anche per un altro motivo: «Evitare di buttare via il bambino con l’acqua sporca». L’avvocato Mattia Bordignon, cui è stato chiesto di dare una veste giuridica «alle esigenze condivise dai ricorrenti», ai giornalisti, convocati ieri a Gordola, spiega chiaramente quale sia il contendere: «Capire se c’è o meno un interesse pubblico preponderante che giustifichi la regolamentazione del settore – che per noi c’è eccome – è una questione fondamentale, indipendentemente dalla decisione che il Tf prenderà». È opinione di Bordignon, infatti, che «i giudici federali possano, anche in caso di bocciatura del ricorso, dare consigli o indirizzare il lavoro verso un testo di legge alternativo e migliorato». In altre parole: se la sentenza darà loro ragione, bene così. Se invece sarà confermato il verdetto del Tram, non si ricomincerà da zero ma «da eventuali elementi che permettano di ridiscutere il tema». Ridiscutere, appunto. Senza mettere sopra una pietra tombale. «Al Tf abbiamo ricordato – precisa Bordignon – che in Ticino sono già regolamentati altri rami, e questo fatto mostra in maniera limpida le specificità del nostro Cantone quando si parla di mercato del lavoro». Specificità che la Commissione per la concorrenza ha recentemente affermato che non ci sono, suscitando la forte reazione di Piergiorgio Rossi, presidente dell’Uae. «La sensazione è che quello della Comco verso i piccoli artigiani ticinesi sia una sorta di accanimento, visto che invece di occuparsi dei veri monopoli che strozzano la concorrenza in Svizzera, o dei grandi gruppi farmaceutici, si lasciano andare a questi commenti», afferma Rossi. Anche perché, a suo avviso, l’interesse pubblico preponderante – ovvero la necessità di regolamentare il settore dell’artigianato, soprattutto per chi arriva dall’estero – c’è. «Siamo campioni del mondo di Contratti normali di lavoro, i casi di malaedilizia si moltiplicano, per non parlare dei fallimenti – insiste Rossi – non so cos’altro serva per far capire la situazione». Il futuro della Lia è certo legato a quello che dirà il Tf, ma principalmente a cosa decideranno in merito prima il Consiglio di Stato, poi il Gran Consiglio. E se al governo Rossi dice che «l’abrogazione sarebbe una sconfitta non della Commissione di vigilanza Lia, ma di tutto il Cantone», al parlamento chiede «coerenza con quanto deciso a stragrande maggioranza quando approvò la Lia quasi all’unanimità».