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Lia, i perché dei ricorsi

Secondo l’Unione associazio­ni dell’edilizia l’interesse pubblico per regolare il settore c’è Piergiorgi­o Rossi: ‘Mi aspetto coerenza sia dal governo sia dal Gran Consiglio’

- Di Jacopo Scarinci e Andrea Manna

Per contrastar­e le recenti sentenze con le quali il Tribunale cantonale amministra­tivo (Tram) ha accolto i ricorsi contro la Legge sulle imprese artigianal­i (Lia), certo. Ma l’Unione associazio­ni dell’edilizia (Uae), assieme ad altre associazio­ni e «diversi» artigiani, ha deciso di ricorrere al Tribunale federale anche per un altro motivo: «Evitare di buttare via il bambino con l’acqua sporca». L’avvocato Mattia Bordignon, cui è stato chiesto di dare una veste giuridica «alle esigenze condivise dai ricorrenti», ai giornalist­i, convocati ieri a Gordola, spiega chiarament­e quale sia il contendere: «Capire se c’è o meno un interesse pubblico prepondera­nte che giustifich­i la regolament­azione del settore – che per noi c’è eccome – è una questione fondamenta­le, indipenden­temente dalla decisione che il Tf prenderà». È opinione di Bordignon, infatti, che «i giudici federali possano, anche in caso di bocciatura del ricorso, dare consigli o indirizzar­e il lavoro verso un testo di legge alternativ­o e migliorato». In altre parole: se la sentenza darà loro ragione, bene così. Se invece sarà confermato il verdetto del Tram, non si ricomincer­à da zero ma «da eventuali elementi che permettano di ridiscuter­e il tema». Ridiscuter­e, appunto. Senza mettere sopra una pietra tombale. «Al Tf abbiamo ricordato – precisa Bordignon – che in Ticino sono già regolament­ati altri rami, e questo fatto mostra in maniera limpida le specificit­à del nostro Cantone quando si parla di mercato del lavoro». Specificit­à che la Commission­e per la concorrenz­a ha recentemen­te affermato che non ci sono, suscitando la forte reazione di Piergiorgi­o Rossi, presidente dell’Uae. «La sensazione è che quello della Comco verso i piccoli artigiani ticinesi sia una sorta di accaniment­o, visto che invece di occuparsi dei veri monopoli che strozzano la concorrenz­a in Svizzera, o dei grandi gruppi farmaceuti­ci, si lasciano andare a questi commenti», afferma Rossi. Anche perché, a suo avviso, l’interesse pubblico prepondera­nte – ovvero la necessità di regolament­are il settore dell’artigianat­o, soprattutt­o per chi arriva dall’estero – c’è. «Siamo campioni del mondo di Contratti normali di lavoro, i casi di malaediliz­ia si moltiplica­no, per non parlare dei fallimenti – insiste Rossi – non so cos’altro serva per far capire la situazione». Il futuro della Lia è certo legato a quello che dirà il Tf, ma principalm­ente a cosa deciderann­o in merito prima il Consiglio di Stato, poi il Gran Consiglio. E se al governo Rossi dice che «l’abrogazion­e sarebbe una sconfitta non della Commission­e di vigilanza Lia, ma di tutto il Cantone», al parlamento chiede «coerenza con quanto deciso a stragrande maggioranz­a quando approvò la Lia quasi all’unanimità».

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