Incubi e incertezza sul futuro sono la parte oscura
Le famiglie che ospitano dei rifugiati nel canton Vaud hanno espresso (nel sito dell’istituto Evam) quali sono stati i momenti più difficili nell’accoglienza di un migrante o di una famiglia sotto il loro stesso tetto. C’è chi parla di un approccio culturale diverso, anche una visione della famiglia molto differente. Dice una madre ospitante: “Non dice nulla e non critica, ma sento che per lui è complicato vedermi uscire tutti i giorni per andare a lavorare, accettare che c’è una donna delle pulizie e vedere che mia figlia di 13 anni prende il bus da sola per andare al corso di danza”. Lasciano il loro segno anche i drammi subiti durante il lungo viaggio della speranza dal Nord Africa fino alla Svizzera, fatto di traversate del deserto, capannoni in Libia e organizzazioni criminali. Una famiglia parla infatti di incubi notturni da gestire. Un’altra cita la frustrazione di tanti rifiuti alle domande di stage che gettano nello sconforto chi vuole iniziare una vita professionale in Svizzera. Altri momenti di difficoltà per chi assiste in casa un migrante e quindi lo segue passo dopo passo e gli vuole bene come ad un familiare, sono le incertezze legate a procedure lunghe, la continua attesa. Possono fare male anche le notizie che arrivano dal paese di origine dove spesso chi è rimasto indietro non se la passa davvero bene. Preoccupazioni per la famiglia o l’incertezza del futuro segnano tanti migranti e li gettano nello sconforto. Emozioni che a volte lasciano impotenti anche chi ha aperto loro la porta di casa, offrendo, a cuore aperto, tutto il sostegno possibile.