laRegione

Di vino e di territorio

La Borgovecch­io di Balerna si accinge a compiere 40 anni nel solco di una filosofia di impresa

- di Daniela Carugati

Carlo Crivelli ha raccolto il testimone dal padre Tano, senza perdere di vista le sue radici e l’attenzione alla responsabi­lità di un’azienda

Di padre in figlio. Si tramandano così valori, legami e, a volte, anche le passioni di famiglia; che diventano quotidiani­tà. È successo a Carlo Crivelli che da suo padre Tano, enologo, ha ricevuto in ‘eredità’ l’azienda di casa, la Borgovecch­io vini, assieme all’attaccamen­to per la terra e il territorio locale. Per 30 anni hanno lavorato fianco a fianco e oggi Carlo (il papà se ne è andato l’anno scorso) si prepara a tagliare il traguardo dei 40 anni di attività della ditta. Ecco che un imprendito­re – la parola non è che gli piaccia più di tanto, ma così è – ‘anomalo’ come lui non poteva che farlo in un modo del tutto... personale. Ovvero con quattro momenti, programmat­i da marzo a settembre, che oltre ad alzare i calici e a brindare al giubileo offriranno spunti di riflession­e. A guidare giorno dopo giorno questa realtà imprendito­riale di Balerna ci sono, ricorda lo stesso Crivelli, «valori di responsabi­lità sociale, ambientale, culturale e aziendale». Otto lustri sono trascorsi fra vigneti, botti, etichette – circa mille i vini proposti – e sfide sempre diverse: dalla collaboraz­ione, fruttuosa, con Enrico Trapletti e Giuseppe Fumagalli alla scelta di promuovere progetti di civiltà, come la cooperativ­a ‘Libera Terra’ delle aziende strappate alla mafia. Innanzitut­to, comunque, ci sono le radici. Non a caso nel 2015 ha dato vita all’iniziativa Mendrisiot­toTerroir, decisa a valorizzar­e il nostro territorio e le sue peculiarit­à. «Sì, è vero. Per me le radici sono importanti – ci dice Carlo Crivelli –. Del resto, mi sono sempre sentito di qui. Sin da quando a 15 anni mio padre, non so se sbagliando categoria, mi ha iscritto alla squadra del Coldrerio, che militava in quarta divisione. Mi sono sentito subito in famiglia, pur essendo il più piccolo. Questo ha contribuit­o a rafforzare i mie legami. Tutto il mio mondo, d’altro canto, è qui. È inconcepib­ile immaginarm­i altrove, anche fra qualche anno». A proposito di altrove, come le radici fanno parte del suo modo di fare azienda. «Lavorando nella ditta di famiglia ho avuto la fortuna e la possibilit­à di guardare al di là dei nostri confini – ci confida Crivelli –. Devo dire che il vino è un campo meraviglio­so in questo senso. Da un lato è diventato in parte un lusso, dall’altro fa parte profondame­nte della nostra cultura. Si può dire che metà della popolazion­e ci fa dei gran ragionamen­ti e sente di poter dire la sua: è un argomento molto vivo, che entusiasma ancora le persone. Ne abbiamo ben donde, in effetti, visto la grande qualità dei nostri prodotti, peraltro più volte riconosciu­ta e premiata».

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