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Gli oranghi abitano nelle foreste del Borneo e di Sumatra, territori dai quali prendono il nome: orango del Borneo che costituisce circa il 90% della popolazione e orango di Sumatra il restante 10%. Solo due mesi fa, infine, è stata scoperta una nuova specie di grande scimmia, l’orango di Tapanuli (Pongo tapanuliensis), che vive unicamente nelle foreste di montagna nel Nord dell’isola di Sumatra. Con non più di 800 individui, questa specie è la grande scimmia più minacciata di tutto il pianeta. Per l’orango la foresta è di vitale importanza: trascorre la sua giornata passando da un albero all’altro e sempre tra i rami costruisce il giaciglio per la notte. La naturale attitudine a vivere la maggior parte del tempo sugli alberi sta all’origine del nome orang-utang che in malese significa “uomo delle foreste”. Per questa specie la foresta rappresenta un habitat irrinunciabile: è qui che si nutre, dorme e si riproduce, e solo il maschio scende occasionalmente a terra. Tra le scimmie antropomorfe gli
oranghi sono quelle più tranquille. Inoltre, sono prudenti e previdenti. I maschi programmano il loro itinerario anche con un giorno di anticipo e lo comunicano ai loro simili con versi e ululati. Ciò indica che non si limitano a vivere alla giornata, ma che invece sono anche in grado di pensare al futuro e persino di comunicare i loro piani: una caratteristica che, per molto tempo, è stata attribuita solo all’uomo. A differenza dei
bonobo o degli scimpanzé, gli oranghi maschi sono piuttosto solitari e nei loro territori vivono 3-4 femmine con i loro piccoli. Le femmine partoriscono un cucciolo ogni 6-9 anni, le nascite singole sono la regola. Tra le grandi scimmie antropomorfe, gli oranghi mostrano il tasso di riproduzione più basso e, anche per questa ragione, appartengono alle specie di scimmie più gravemente minacciate. Gli esseri umani hanno degli antenati in comune con questo animale, antenati che vissero oltre 11 milioni di anni fa. Il patrimonio ereditario degli orango-tango ancora oggi è per il 96% uguale al nostro. Infatti, sono simili a noi in molte cose: hanno un grosso cervello che permette loro di studiare sentieri complicati, le loro mani hanno le unghie e tra il pollice e l’indice sono in grado di stringere gli oggetti. Non solo: hanno le impronte digitali! Dai rami ricavano degli attrezzi, che usano per grattarsi o per estrarre il miele dagli alberi. Quando piove usano le foglie come ombrelli! I piccoli restano con la mamma per sette anni e solo una volta diventati indipendenti la femmina si riproduce nuovamente. La gravidanza dura nove mesi, proprio come per noi umani.