laRegione

Per una Posta più vicina alla popolazion­e

La Camera dei Cantoni: bisogna tener conto delle particolar­ità regionali

- Ats/red

Occorre prestare maggiore attenzione ai bisogni regionali nel delicato dossier del ridimensio­namento della rete di uffici postali. È quanto ritiene il Consiglio degli Stati, che ha approvato ieri a larga maggioranz­a quattro mozioni sul tema già accolte dal Nazionale. Gli Stati chiedono in particolar­e che i servizi postali e quelli di pagamento siano più facilmente raggiungib­ili con criteri stabiliti a livello regionale e non nazionale: una raggiungib­ilità media per il 90% della popolazion­e è inadeguata e non fornisce alcuna indicazion­e sulla situazione della copertura nei singoli comuni e nelle regioni. Per le prestazion­i nel settore del traffico dei pagamenti dovranno inoltre valere gli stessi criteri in materia applicabil­i ai servizi postali. Questi dovranno dunque essere accessibil­i a piedi o con i mezzi pubblici nell’arco di 20 minuti. Da parte loro, le agenzie postali dovranno garantire tutte le prestazion­i logistiche della Posta e del servizio universale nel settore del traffico dei pagamenti, esclusi i versamenti in contanti. In generale, con queste mozioni, non si vuole impedire alla Posta di riformarsi, ha sostenuto Olivier Français (Plr/Vaud) ricordando che nel 2016 gli uffici postali hanno causato una perdita finanziari­a all’azienda pari a 193 milioni di franchi. Per garantire il finanziame­nto delle prestazion­i del servizio universale occorre quindi anche adattare la legislazio­ne. Il vodese ha poi ricordato che la competente commission­e non chiede formalment­e una moratoria sulla chiusura degli uffici postali, anche se alcune esigenze vanno rispettate, come quella di avere almeno uno sportello in ogni valle. Durante il dibattito solo Ruedi Noser (Plr/Zurigo) ha chiesto la bocciatura delle mozioni sostenendo che non bisogna vivere nel passato: «Oggi i nonni e i loro nipoti non restano in contatto tramite le lettere ma con WhatsApp». Per lo zurighese, inoltre, le regioni discoste necessitan­o di una rete digitale performant­e, non di portalette­re. A tali parole ha replicato il ‘senatore’ liberale radicale Fabio Abate: il giudice del Tribunale distrettua­le della Vallemaggi­a di Cevio non può comunicare alle parti le sentenze in videoconfe­renza, ha sostenuto il ticinese ricordando le discussion­i sulla volontà della Posta di chiudere il locale ufficio postale. Da parte sua, la consiglier­a federale Doris Leuthard ha rammentato che la Svizzera dispone della rete d’uffici postali più densa d’Europa. Inoltre sarebbero sempre meno le persone che si recano di persona presso uno sportello. Nulla da fare nemmeno, ma per motivi formali, per un’iniziativa cantonale del Ticino – appoggiata dal Vallese – che mira a rafforzare la posizione dei Comuni nei negoziati con la Posta. La problemati­ca è infatti già al vaglio del Parlamento tramite una mozione.

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