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Se non è un ultimatum...

Dopo il terzo ko filato Renzetti si sfoga: ‘La squadra c’è, Tami deve trovare la quadratura. Tre partite e tireremo la riga’.

- Di Sascha Cellina

Renzetti come Constantin. No, il presidente del Lugano non ha preso a schiaffi e a calci nessuno (perlomeno non fisicament­e), ma come fatto qualche giorno fa dal numero uno vallesano nei confronti del suo allenatore Paolo Tramezzani, anche l’imprendito­re locarnese ieri dopo la terza sconfitta consecutiv­a in campionato della sua squadra – la quarta nelle ultime cinque, guardando anche le Coppe –, ha lanciato una sorta di ultimatum al suo tecnico, Pier Tami. «Ora abbiamo tre partite: la Steaua Bucarest in Europa League, lo Zurigo in trasferta e il Basilea in casa, poi tireremo le somme – ha dichiarato dopo il 3-0 con il Gc Renzetti, anche se l’impression­e è che, se cambiament­o dovrà essere, potrebbe avvenire già dopo la sfida del Letzigrund che precede due settimane di pausa per gli impegni delle nazionali –. Non è il caso di panicare, ma dobbiamo renderci conto che abbiamo una rosa di giocatori che merita di più dell’ultimo posto, perché in tre anni di Super League, una rosa così non l’abbiamo mai avuta. Ho rispetto per lo staff, perché lavora bene, però forse non è scoccata la scintilla con i giocatori e non è stata trovata la quadratura del cerchio. L’anno scorso al Grasshoppe­r Tami diceva che i giocatori glieli avevano venduti, io però non l’ho fatto e, anzi, quest’anno ho comprato anche gente che voleva lui, cosa che non avevo mai fatto. Forse ho sbagliato, perché avrei dovuto fare di testa mia. Poi non mi piace che l’allenatore dica che a lui la classifica non interessa. A me interessa, come interessa a tutti gli sportivi luganesi. Non voglio mica retroceder­e, ci sono in ballo milioni».

Le critiche a Tami non sono però finite qui, perché il “près” non è contento nemmeno del sistema di gioco adottato dall’ex tecnico della Svizzera U21... «Le altre squadre arrivano qui, si mettono in difesa, aspettano che sbagliamo e ci segnano. Però bisognereb­be prendere delle contromisu­re, non si può pensare che se hai il 72 per cento di possesso palla nel primo tempo hai fatto per forza bene. Lo ripeto, giocando così è difficilis­simo, perché non abbiamo difensori con le capacità per proporre questo tipo di gioco, per cui bisogna cambiare. Dopo aver perso in questo modo le ultime partite, andare avanti così non è una cosa intelligen­te». Renzetti è un fiume in piena e ne ha pure per i giocatori... «In campagna acquisti forse una punta in più con determinat­e caratteris­tiche avremmo dovuto prenderla, però elementi così costano e non è detto che vengano qui. Al di là di quello però c’è la chimica che non è scattata, come se non passasse il messaggio tra staff e giocatori, perché non vedo molto furore agonistico. Senza contare che sulla scia dell’euforia per la scorsa stagione, sono diventati tutti dei fenomeni che vogliono l’aumento di stipendio e pensano alla nazionale. Sabato ho fatto un discorso di alchimia e sull’importanza di essere uniti e poi vedo un giocatore arrabbiato perché non ha ricevuto la casacca giusta in allenament­o. Mi chiedo di cosa parliamo? Che profession­isti siamo?».

tami: ‘Se non vado più bene, che lo dicano’

Chiamato in causa dal suo presidente, Pier Tami ha risposto: «È fatto così, lo sappiamo, però ora abbiamo bisogno di tutti e certe esternazio­ni non aiutano. Non so bene come faccia a trarre certe conclusion­i, io però sono molto contento della rosa che ho a disposizio­ne anche se, come ho detto ai ragazzi, se per certi aspetti il percorso fatto in questa prima parte di campionato è sufficient­e, per altri è gravemente insufficie­nte e dobbiamo cambiare registro. Oggi abbiamo dominato la partita sul piano territoria­le, ma siamo usciti con un 3-0. Questo non va bene, non possiamo essere così ingenui e spianare agli avversari la strada verso il gol, mentre noi dobbiamo sudare sette camicie per crearci delle occasioni». Il tecnico ha poi messo l’accento sull’aspetto mentale... «Il nostro obiettivo primario doveva essere mantenere il posto in Super League, ma qui c’è gente che pensa ad altro. Mi riferisco a tutto l’ambiente, credo che ci sono delle aspettativ­e forse troppo alte e non si è capito che gli impegni sono tanti e importanti e per affrontarl­i bisogna restare uniti. Per salvarci ci vuole la giusta cattiveria nelle situazioni importanti e in questo non ci siamo ancora. Se dominiamo gli avversari tanto meglio, ma a me interessa anche fare risultato».

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TI-PRESS/D AGOSTA L’inizio della fine

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