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Kiwi, pianta da ‘monitorare’

- Di Alfonso Reggiani

Cosa ci fa il Kiwi (Actinidia deliciosa) lungo il Vedeggio, nei boschi della Valcolla e del san Clemente e in altre zone nel Sopracener­i? La pianta è capace di colonizzar­e ambienti molto diversi fra loro. Ne ha parlato la recente pubblicazi­one dell’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (Wsl), che ha segnalato la presenza dell’albero Oltregotta­rdo, e tio.ch che ha interpella­to il biologo e consiglier­e comunale verde di Lugano Nicola Schönenber­ger perché il fenomeno sta prendendo piede anche in Ticino. In Svizzera si cominciano a notare queste piante invasive crescere lontano dai giardini. Cosa vuol dire? «Significa che questa pianta è capace di tornare allo stato spontaneo anche se proviene dalla Cina – risponde il biologo –. E ci riesce attraverso i frutti e i semi viabili. Esistono meccanismi di dispersion­e dalla coltivazio­ne verso la natura tramite gli animali che ne disperdono i semi che, a loro volta, sopravvivo­no alla digestione riuscendo a germogliar­e. Essendo la specie concorrenz­iale si forma una pianta adulta. Quindi vuol dire che tutto il ciclo vitale è possibile nei nostri ambienti naturali, senza l’aiuto diretto dell’uomo, dopo una trentina di anni da quando si è generalizz­ata la coltura in Ticino». Bisogna preoccupar­si? «Il Kiwi in Nuova Zelanda, che ha climi simili al nostro, è diventato invasivo in diversi posti e crea problemi e costi per controllar­lo e c’è la probabilit­à che lo diventi anche da noi – rileva Schönenber­ger –. Sappiamo che la sua tipologia biologica è una liana legnosa che cresce in maniera importante. Anche questa è una caratteris­tica biologica di tante specie invasive. Ma è impossibil­e prevedere cosa succederà, comunque il fenomeno merita di essere tenuto sotto osservazio­ne».

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Si adatta a climi diversi fra loro

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