Luca Sala, al Tpf due processi in uno
Al dibattimento il 52enne dovrà rispondere non solo per reati legati al crac Parmalat
Due processi in uno. Sì, perché il 52enne cittadino italiano Luca Sala sarà giudicato, al dibattimento che si aprirà martedì prossimo al Tribunale penale federale (Tpf) a Bellinzona, non solo per i reati contestatigli nel quadro dell’inchiesta sui risvolti svizzeri del crac della Parmalat, ma anche in relazione all’accusa di truffa per episodi accaduti quando era managing director della filiale di Milano di Bank of America. Truffa ai danni dell’istituto di credito di cui Sala era stato riconosciuto colpevole dal Tpf nel febbraio del 2014. Ed era stato riconosciuto colpevole pure di istigazione a falsità in documenti. Accogliendo parzialmente il ricorso inoltrato dall’ex manager tramite il proprio legale, l’avvocato Daniele Timbal, il Tribunale federale ha però annullato, con sentenza del gennaio di quest’anno, la condanna per truffa, rinviando l’incarto al Tpf “affinché provveda al completamento degli accertamenti di fatto e pronunci un nuovo giudizio”. In seguito al verdetto di Mon Repos, il Tpf ha quindi deciso di riunire i due procedimenti concernenti Sala: quello legato al dissesto del gruppo agroalimentare di Collecchio e quello sul presunto raggiro a danno di Bank of America. Caso quest’ultimo che, nella requisitoria tenuta al processo del 2014, l’allora procuratore federale Pierluigi Pasi aveva definito “una costola” dell’inchiesta Parmalat, venuta alla luce “analizzando le carte acquisite a Coira, a Lugano e in Italia”. Ma da martedì 16 (stando al programma fissato dal Tpf e salvo sorprese, il dibattimento durerà più giorni), Sala dovrà rispondere anche delle imputazioni inerenti al capitolo elvetico del crac in Italia della Parmalat, quantificato in 14 miliardi di euro. Riciclaggio di denaro aggravato, istigazione alla falsità in documenti ripetuta e corruzione attiva ripetuta: tali i reati ipotizzati dall’atto d’accusa firmato nel maggio 2015 da Pasi e dal pm federale Stefano Herold. I fatti sarebbero avvenuti in Svizzera e nel Liechtenstein fra il 2000 e il 2004. Sala, difeso da Timbal e dall’avvocato Jürg Wernli, ha sempre respinto gli addebiti. Presiederà la Corte Giuseppe Muschietti, giudici a latere Giorgio Bomio e Roy Garré. Accusatrice privata la Parmalat Spa, rappresentata dall’avvocato Ivan Paparelli. Nell’ambito del procedimento svizzero sul dissesto Parmalat, il Ministero pubblico della Confederazione, contattato dalla ‘Regione’, fa sapere di aver, “ad oggi”, emesso “le seguenti decisioni cresciute in giudicato: nei confronti di nove imputati dei decreti d’accusa e di altri dieci imputati dei decreti di abbandono”. A carico di un altro imputato il Tribunale penale federale “ha emesso sentenza di condanna in procedura abbreviata”. Allo stato attuale del procedimento, “complessivamente le seguenti somme di denaro sono state confiscate in via definitiva rispettivamente ottenute quale risarcimento equivalente: 24,4 milioni di dollari, 1,2 milioni di euro e 1,3 milioni di franchi”.