Sanremo a prescindere LA FICCANASO
Questo è un articolo su Sanremo che potrebbe prescindere dalla visione di quello che è accaduto nell’attuale edizione. È un articolo su Sanremo (anzi: l’annuale articolo su Sanremo) che tradizionalmente pubblico sulle testate che mi ospitano.
Anni fa, da una redazione ai confini di Massagno e su un giornale oggi ingiustamente sparito, scrivevo sul Festival tra lo sdegno dei giornalisti culturali, increduli che si potesse dedicare un’intera pagina a un evento del genere. Nel marzo 2020, di fronte alla pandemia e alle scuole chiuse e alle mascherine e all’isolamento, le mie figlie alzavano gli occhi al cielo sospirando per lo scampato pericolo: “Per fortuna tutto questo è avvenuto dopo Sanremo!”. Sanremo è, in casa nostra, uno dei pochissimi appuntamenti fissi, che sfugge alle logiche dell’on demand e dello streaming.
Oggi, mentre leggete queste righe e il Festival sta finendo, noi abbiamo ancora in casa il numero di TV Sorrisi e Canzoni più venduto dell’anno: quello con la foto di gruppo dei cantanti in copertina, con le interviste a ciascuno, i testi delle canzoni, gli aneddoti, le curiosità. Lo conserveremo per qualche mese. Continuiamo a leggerlo e sfogliarlo, come per prolungare quella settimana di magica follia. Scopriremo poi chi ha vinto e chi ha perso, ma soprattutto chi passerà ogni giorno in radio e scalerà le classifiche e chi, tra presentatori e accompagnatori, è riuscito a bucare lo schermo, a farci divertire. A uscirne indenne oppure addirittura fortificato.
Intanto, oggi sappiamo già chi è in grado non solo di sopravvivere, ma di dominare quel tritacarne che è la televisione. Oggi sappiamo che neppure il Festival sfugge al ricatto dei social e al loro universo autoreferenziale e commerciale. Oggi sappiamo che la smania dell’autostima e l’imperativo di credere in sé stessi e nelle proprie possibilità sono padroni assoluti anche sul palco dell’Ariston. La lettera a sé stessa di Chiara Ferragni, quel mega selfie in diretta tv ascoltato da milioni di persone, non è altro che il più recente capitolo di un superficiale e compatto pensiero che, in ogni dove, ci invita a non dubitare mai delle nostre possibilità. Sia nella pubblicità di un profumo, in quella di una crema, in un albero di Natale piazzato di fronte al Duomo di Milano. Dobbiamo credere in noi stessi. È la cosa più importante. È ciò che serve a venderci meglio ogni cosa.