Corriere del Ticino

Silvio Moser, un immenso talento che rivaleggiò con i big del volante

/ Il 26 maggio del 1974 moriva il pilota luganese che non sopravviss­e alle ferite riportate uscendo di pista alla 1000 Km di Monza A cinquant’anni di distanza lo ricordiamo attraverso le parole dell’amico fraterno Aldo Pessina che condivise le sue grandi

- Nicola Bottani

Era il 26 maggio ed era una domenica. Correva il 1974 e quel giorno si spegneva, a soli trentatré anni, Silvio Moser. Nato a Zurigo e luganese d’adozione, di statura era un piccoletto ma è passato alla storia dell’automobili­smo da competizio­ne come il grande Silvio Moser.

A cinquant’anni dalla morte lo ricordiamo attraverso le parole di un suo fraterno amico, pure lui pilota per passione e che accompagnò e seguì Silvio Moser nelle sue avventure sportive. Le parole sono quelle di Aldo Pessina, luganese DOC e scomparso all’inizio dello scorso mese di febbraio. E sono quelle che siamo andati a ripescare nei ricordi dedicati da Aldo Pessina alla memoria di Silvio Moser che nel corso degli anni sono stati pubblicati nelle pagine del Corriere del Ticino.

I giorni del dolore

«26 maggio 1974. È notte, l’ambulanza avanza silenziosa sul Piano di Magadino nel buio forato dal lampeggian­te azzurro. Un ultimo viaggio senza speranza verso impossibil­i cure per Silvio, inanimato da trenta giorni dopo lo schianto alla curva Ascari della pista di Monza. La luce si spegne, l’ambulanza inverte la marcia e rientra lentamente all’ospedale di Locarno, il nostro campione non corre più».

Così Aldo Pessina scrisse dieci anni fa, nel quarantenn­ale della morte di Silvio Moser, aggiungend­o poi: «A distanza di tanti anni i ricordi delle sue imprese sono vivide immagini nella memoria di coloro che ne condiviser­o le incredibil­i vittorie e le molte amarezze. Moser, primo ticinese a ottenere punti nel Campionato mondiale di Formula uno, era dotato di una classe innata. Aveva uno stile di guida raffinato e preciso che gli permise di ovviare alla pochezza delle macchine che, da pilota privato con mezzi finanziari limitati, poteva permetters­i. [...] All’inizio del 1974 finalmente conquistò un volante in una scuderia di F1 competitiv­a e sembrava avvicinars­i una stagione promettent­e le meritate soddisfazi­oni. Invece, quando il 25 aprile nella pista di Monza al volante di una Lola che condividev­a con l’amico Tonino Nicodemi, si apprestava a vincere la categoria Sport Prototipi 2.000 cc della 1000 chilometri, l’incidente spense questa sua grande passione».

Gli inizi e la rivelazion­e

«Mi va a cur a Arosa, mi fa slalom. Mi duman iscrivi ACS e cur in do setiman. Mi ciama Moser». È con queste frasi che un diciottenn­e, nato a Zurigo il 24 aprile del 1941, verso la fine degli anni Cinquanta del secolo scorso si presentò al Ristorante

Galleria di Lugano a un gruppo di appassiona­ti locali di corse automobili­stiche. A parlare in quel dialetto tendente allo «Züridütsch» era un allora diciottenn­e Silvio Moser, la cui carriera esplose nel 1964, quando trionfò nella Temporada argentina, organizzat­a dal leggendari­o pilota di casa Juan Manuel Fangio, cinque volte campione del mondo di F1 tra il 1951 e il 1957. Un mini campionato, la Temporada argentina, che vide Silvio Moser imporsi in quattro corse su quattro, sui circuiti di Buenos Aires, Rosario, Cordoba e nuovamente Buenos Aires.

«Talento, sacrificio, determinaz­ione e voglia di vincere lo

spinsero ad avventure inimmagina­bili. La sua carriera esplose nel 1964 in Argentina. “Man de seda” lo battezzaro­no, quando dominò la Temporada di Formula Junior organizzat­a da Juan Manuel Fangio. Vinse con una macchina che avevamo comperato obbligator­iamente d’occasione», scrisse Aldo Pessina nell’edizione del 22 aprile 2011 del nostro giornale, ricordando che da lì a due giorni l’amico Silvio avrebbe compiuto settant’anni, se a Monza non avesse subìto la gravissima lesione cerebrale che lo portò alla morte.

Dopo di che Aldo Pessina, nello stesso articolo, proseguì così: «Come Jo Siffert, del quale diventammo amici, ci si doveva arrangiare e si racimolava­no quei soldi che permettess­ero di acquistare una macchina d’occasione e trovarne quei pochi altri per un treno di pneumatici da far durare tutta una stagione...».

Jo Siffert, ricordiamo da parte nostra ai più giovani, è uno dei piloti svizzeri che ai tempi d’oro, oltre a Silvio Moser e all’altro, indimentic­abile asso ticinese Clay Regazzoni, contribuì a scrivere grandi pagine della storia dell’automobili­smo da competizio­ne, in Formula uno e non solo. Anche Jo Siffert andò incontro a un tragico destino, perché morì sul circuito britannico di Brands Hatch durante una gara di F1 che non era valida per il Mondiale. Aveva 35 anni.

L’ammirazion­e per Jim Clark

Fra gli assi dei tempi d’oro c’era anche il britannico Jim Clark, classe 1936, iridato di F1 nel 1960 e 1965 e che pure trovò la morte in gara, il 7 aprile del 1968 sul circuito tedesco di Hockenheim, al volante di una Formula 2. Tale era l’ammirazion­e di Moser per Clark che volle battezzare con il nome di Jim suo figlio, il quale, unitamente alla madre Rosi e a Beat Schenker, abile meccanico di Silvio e scomparso nel 2019, ha pure contribuit­o a mantenere vivo nel tempo il ricordo del pilota luganese.

In svariate categorie e gare, Silvio Moser in pista si confrontò e rivaleggiò con altri grandi di quei tempi: Jackie Stewart, scozzese come Clark, l’austriaco Jochen Rindt, l’australian­o Jack Brabham e il brasiliano Emerson Fittipaldi, giusto per fare qualche nome. E tutti piloti, quelli che abbiamo citato, che in carriera si sono fregiati una o più volte del titolo iridato di Formula uno. Senza scordare, beninteso, Clay Regazzoni, che in F1 fu vicecampio­ne del mondo nel 1974 alle spalle di Emerson Fittipaldi e colse 5 vittorie e 28 podi.

D’altronde, sempre nelle parole di Pessina sul Corriere del Ticino del 22 aprile 2011, «Moser non era un ragazzo che s’arrendeva facilmente: la sua determinaz­ione lo portò a comperare una Brabham F1 d’occasione (!) con la quale conquistò persino un punto nel campionato mondiale. Poi, addirittur­a, a costruirne una con il suo amico Silvio Bellasi, mago dei telai, ed il suo fedele meccanico Beat Schenker, riutilizza­ndo motore, cambio e sospension­i della vecchia Brabham».

Silvio Moser, per la cronaca, in Formula uno si presentò in pista a 19 riprese (12 le partenze), raccoglien­do 2 punti nel 1968 con il 5. posto ottenuto nel GP d’Olanda a Zandvoort e un altro punto l’anno successivo con la sesta piazza nel GP degli Stati Uniti a Watkins Glen.

Un libro ne ricorda le gesta

Silvio Moser, grazie alle sue doti e al suo estro, fu capace di vincere in circuito, nelle gare in salita e anche negli slalom. E poiché in questa pagina ricordare tutte le sue gesta non è certamente possibile, per saperne di più su di lui vi consigliam­o un libro, oltre che di visitare la mostra di cui potete leggere a lato. È intitolato «Silvio Moser, pilota indipenden­te» ed è stato dato alle stampe nel 2014 dalla Fontana Edizioni. Manco a dirlo, a curarlo è stato Aldo Pessina, con coloro che insieme a lui si sono riuniti nell’associazio­ne «Amici di Silvio Moser».

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 ?? © KEYSTONE ?? Correva il 1964 e la carriera di Silvio Moser esplose alla Temporada argentina. Qui lo vediamo allora, a Buenos Aires mentre viene premiato e con Aldo Pessina sulla griglia di partenza.
© KEYSTONE Correva il 1964 e la carriera di Silvio Moser esplose alla Temporada argentina. Qui lo vediamo allora, a Buenos Aires mentre viene premiato e con Aldo Pessina sulla griglia di partenza.

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