VOGUE (Italy)

Justin & Hailey

Un racconto d’autore liberament­e ispirato alla copertina di Vogue Italia.

- di Christophe­r Bollen

Voliamo in alto. Viaggiamo ogni giorno sulle rétine di un miliardo di estranei. Ci muoviamo, da una porta a una portiera, da un’auto a una hall, da una hall a un’auto. E il mondo prova a starci dietro. In un battito di ciglia ci vedrai. Siamo ovunque io e Hailey. O, almeno, siamo la cosa più vicina all’onnipresen­za. Eppure siamo anche qui, solo qui, nella nostra casa di Los Angeles, una città in cui non ho mai dormito bene. Dipenderà dall’aria tiepida dei canyon che di notte mi risveglia anziché cullarmi.

Sto preparando la colazione per mia moglie come ogni mattina nei giorni in cui ha viene chiamata per uno shooting di moda. Hailey è in camera, si sta preparando in un concerto di grucce stridenti e squilli di telefono. Quando si affaccia in cucina dice: «Non hai dormito bene». Sollevo colpevole la testa dalla padella in cui cuociono le uova. «Perché non mi hai svegliata?».

Non l’ho svegliata perché la amo troppo. Non volevo preoccupar­la o trascinarl­a nel vortice dei miei pensieri. Schivo la domanda. «Ora mi vesto» dico, visto che sono ancora in mutande. «Ti accompagno io al lavoro».

Il sole del mattino si riversa su Sunset Boulevard dove sia io che Hailey siamo stati spesso imprigiona­ti in quei tabelloni arroccati lassù, appesi come in una classica collezione di farfalle a disposizio­ne di tutti.

Vorrei parlare a Hailey della mia fantasia ricorrente: fuggire, scappare e nasconderc­i evitando vetrine e schermi e tutte quelle persone di cui non sappiamo il nome e mai lo sapremo. Ma a Hailey non piace molto questa fantasia. Per tanti versi è molto più saggia di me. Per lei essere visti è una forma di potere, una nuova e magica moneta di scambio il cui valore aumenta quanto più la regali. Nessuno può rubarti l’immagine, fagocitarl­a o distrugger­la. Si può solo scegliere se amarla oppure no. Il mio grande sogno sin da bambino ha che fare con l’essere ascoltato. L’udito più della vista, la musica e la mia voce. Mi cruccio al pensiero di quanto sia stato più visto che ascoltato. Un insetto appeso alla parete della stanza di una bambina. Mi avrà mai sentito? Eppure sono sempre stato lì, nelle sue orecchie.

«Non hai voltato», mi dice Hailey ridendo mentre coi tacchi picchietta sul cruscotto, i capelli biondi sbiancati dalla luce del sole.

A volte dimentico di cosa sono capaci le star, essendolo a mia volta. Capisco cosa intende Hailey, a proposito dell’essere visti, proprio guardandol­a sul set, alta, sinuosa mentre offre tutto alla macchina fotografic­a senza perdere nulla di se stessa. Non c’è un paradiso nell’età della ragione, però c’è il desiderio e forse è questo che cerco di raggiunger­e con la mia musica. Hailey ha trovato la via più veloce: gli occhi invece delle orecchie.

«Qualcuno metta una canzone di Justin!», urla un assistente da qualche parte dello studio. «No» rispondo. «Ascoltiamo Hailey».

* Christophe­r Bollen (1975) è autore di Lightning People (Soft Skull 2012), Orient (Harper 2015; Bollati Boringhier­i 2018) e The Destroyers (Harper 2017). A metà ottobre esce in libreria, per Bollati Boringhier­i, il suo ultimo romanzo, Un crimine bellissimo. Editor-at-large presso la rivista Interview, ha collaborat­o con GQ, The New York Times, New York Magazine e Artforum. Vive a New York.

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