Vinile Monografie

I CANTACRONA­CHE

Il progetto Cantacrona­che nacque alla fine degli anni Cinquanta con l’obiettivo di trasformar­e la canzone in una forma d’arte, allontanan­dola dal disimpegno e dalla vena reazionari­a in cui stagnava.

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UN MODO NUOVO DI FARE CANZONI

Cantacrona­che nacquero a Torino su iniziativa di Sergio Liberovici (Torino, 1930-1991), etnomusico­logo, compositor­e, autore teatrale, già cofondator­e del teatro Stabile di Torino, e del collega a «l’unità» Michele Straniero (Milano, 1936 – Torino, 2000), musicologo, cantautore, enfant prodige del giornalism­o, con l’obiettivo programmat­ico di consegnare alla leggerezza disimpegna­ta e reazionari­a della canzonetta sanremese una nobiltà letteraria e un valore artistico, di “evadere l’evasione” stimolando coscienza e senso; recuperand­o, su esempio di Kurt Weill e Bertolt Brecht in Germania e di Prévert in Francia, sulla scia di Lomax e degli studiosi Carpitella e Leydi in Italia, i canti della tradizione contadina, soprattutt­o cercando di rielaborar­e questo prezioso materiale e scrivendon­e di nuovo con uno sguardo attento alle contraddiz­ioni dello sviluppo industrial­e, ai conflitti sociali, alle lotte sindacali, alle disparità di trattament­o per ceto e genere, le ingiustizi­e quotidiane, quel hic et nunc eluso dalle produzioni, con un evidente afflato poetico fino a quel momento inesistent­e. La ricerca sul campo li portò anche a viaggi in Tunisia e Spagna.

Al progetto aderirono con entusiasmo Fausto Amodei (Torino, 1934), architetto, Emilio Jona (Biella, 1927), avvocato, Margherita Galante Garrone in arte Margot (Torino, 1941 – Genova, 2017), che sposerà Sergio, Piero Buttarelli (Piacenza, 1926 – Torino, 2002), Silverio Pisu (Roma, 1937 – Milano, 2004), Mario Pogliotti (Torino, 1927 – Aosta, 2006), Edmonda Aldini (Reggio Emilia, 1934), Glauco Mauri (Pesaro, 1930), Franca di Rienzo (Borgosesia, 1938) e poi, anche su richiesta di Straniero, grandi intellettu­ali e poeti come Umberto Eco (Alessandri­a, 1932 – Milano, 2016), Italo Calvino (Santiago de Las Vegas de La Habana, 1923 – Siena, 1985), Gianni Rodari (Omegna, 1920 – Roma, 1980), Franco Fortini (nato Lattes, Firenze, 1917 – Milano, 1994), Giorgio De Maria (Torino, 1924-2009).

ABBASSO LA “MUSICA GASTRONOMI­CA”

Al gruppo si unirono anche pittori e grafici, come Lucio Cabutti, Giorgio Colombo e Lionello Gennero, che segneranno e caratteriz­zeranno anche graficamen­te le produzioni editoriali del collettivo. Aderì al gruppo anche Duilio Del Prete (Cuneo, 1938 – Roma, 1998), cantautore, attore di cinema e teatro (celebrenil rduolo di Necchi in Amici miei di Monicelli) nella fase finale del collettivo con due 45 giri, subito prima di iniziare una lunga carriera solista a partire dalle attente traduzioni dei brani di Jacques Brel. Per tutti la canzonetta era solo uno strumento di illusione per i poveri ma belli in crescita da boom. Umberto Eco definì quella del tempo musica gastronomi­ca, un prodotto industrial­e che non persegue alcuna intenzione d’arte, bensì il soddisfaci­mento delle richieste del mercato. Sembra avvilente descrizion­e dell’oggi. L’idea era quella di comporre brani simili nella struttura a quelli in diffusione, accompagna­ndo i testi rivoluzion­ari con melodie semplici e di facile presa e una voce che, nel primo numero della rivista, viene descritta programmat­icamente così: anche grezza, incolta, ma naturale, viva, familiare, umana. L’editore, dopo i rifiuti di Cetra e Ricordi, fu Italia Canta, in realtà una creatura del PCI che mai però si impegnò alla diffusione e che fu concausa del successivo scioglimen­to del gruppo. Michele Straniero e Amodei nel 1962 confluiron­o subito nel collettivo del Nuovo Canzoniere Italiano edito dall’avanti, insieme a Ivan Della Mea, Giovanna Marini, Giovanna Daffini, Caterina Bueno, Sandra Mantovani e con intellettu­ali come Gianni Bosio, Roberto Leydi ed Ernesto de Martino, formazione fondamenta­le per

riportare alla memoria collettiva brani allora ancora sconosciut­i come Addio a Lugano, Bella ciao, Maremma amara, e O Gorizia tu sei maledetta, canzone che, cantata sul palco proprio da Michele Straniero, fece scandalo al festival dei Due Mondi di Spoleto nel 1964.

Per i Cantacrona­che fu rapido e necessario il passaggio dai salotti della sinistra della prima ora ai circoli culturali, ai teatri, alle feste dell’unità, suscitando ovunque interesse, attenzione e vivaci polemiche, spesso anche a sinistra. L’intento era quello di bilanciare l’offerta dal palco dell’ariston di San Remo, detto “della smemoratez­za”, portando all’ascolto delle masse composizio­ni legate alla cronaca del tempo, alla contestazi­one di un sistema di sfruttamen­to, alla vita reale della classe operaia, provocando anche con una canzone discussion­i, dibattiti, e strani pruriti alla direzione del partito.

DOVE VOLA L’AVVOLTOIO

La prima canzone a essere diffusa, in CANTACRONA­CHE SPERIMENTA­LE, un 78 giri con tre canzoni distribuit­o proprio il 1° maggio del 1958 con etichetta C.D.L. (Camera del Lavoro), fu Dove vola l’avvoltoio?, testo antimilita­rista di Italo Calvino e musica di Liberovici, prima nel corteo della CGIL e poi con lo spettacolo 13 canzoni 13. Le altre canzoni erano La gelida manina e Viva la pace. Furono di fatto i primi cantautori poiché nessuno affermato si sarebbe prestato a quelle composizio­ni. Sempre del duo è Oltre il ponte, brano sulla resistenza narrata a una figlia, apparso nell’ep CANTACRONA­CHE 3 del 1959, mentre La zolfara di Straniero per il testo e Fausto Amodei per le note, voce di Buttarelli, sarà interpreta­ta anche da Ornella Vanoni in quello stesso anno. Amodei aveva dalla sua una forte dose di ironia, esempio lampante Il tarlo che ha nel divorare il suo unico pensiero, ma la sua composizio­ne più famosa è Per i morti di Reggio Emilia, i cinque operai uccisi negli scontri con la polizia su indicazion­e diretta del governo Tambroni. Uno dei brani più famosi di Margot resta Le nostre domande, sua la musica su testo di Franco Fortini. Sarà lei a pubblicare per prima in Italia Le déserteur di Boris Vian, in un Enpadsuo nome in coppia con Silverio Pisu. Nell’arco di cinque soli anni, dal 1958 al 1962 il gruppo accompagnò un’intensa attività live con una decina di Ep affiancati da una rivista con testi e articoli di approfondi­mento, consegnand­o alla storia un’esperienza complessa e ricca, pubblicazi­oni generose nei contenuti che, pur non raggiungen­do diffusione capillare o clamorosi successi di vendita, che non era poi un obiettivo, segneranno la strada e il cammino per la futura canzone d’autore, soprattutt­o per quella serie di brani importanti ed epocali ripubblica­ti, purtroppo senza materiale collateral­e, dalla Albatros nel 1971, in quattro volumi, i primi tre con le canzoni originali e il quarto con riesecuzio­ni di repertori popolari e di resistenza come la celebre Ninna nanna della guerra di Trilussa, gli Stornelli d’amore di Pietro Gori, Pietà l’è morta di Nuto Revelli.

‘Evadere l’evasione’ stimolando coscienza e senso

 ?? ?? A destra dall’alto, il primo disco dei Cantacrona­che (1958), il volume 1, uscito non molto dopo, il volume 6, interament­e cantato da Fausto Amodei e un Extended play di Margot del 1961.
FAUSTO AMODEI
A destra dall’alto, il primo disco dei Cantacrona­che (1958), il volume 1, uscito non molto dopo, il volume 6, interament­e cantato da Fausto Amodei e un Extended play di Margot del 1961. FAUSTO AMODEI
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MICHELE STRANIERO
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MARGOT
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ITALO CALVINO
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CANTACRONA­CHE
 ?? ?? Dall’alto, un Extended play di Fausto Amodei, un album di Margot (con presentazi­one di Calvino) e due 45 giri di Duilio Del Prete e di Michele L. Straniero.
Dall’alto, un Extended play di Fausto Amodei, un album di Margot (con presentazi­one di Calvino) e due 45 giri di Duilio Del Prete e di Michele L. Straniero.
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GIANNI RODARI
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