FILANTROPIA
Fare la differenza per il bene del pianeta
Progettare a lungo termine, senza lasciarsi influenzare dagli stimoli del momento.
Questo è stato fin dall’inizio il nostro modus operandi ed è ciò che più di tutto rende il senso del nostro impegno». Anisa Kamadoli Costa è la Chief Sustainability Officer di Tiffany & Co. oltre che presidente della Tiffany & Co. Foundation, istituita nel 2000 con l’obiettivo di convogliare l’impegno del marchio americano di gioielleria sui temi di sostenibilità sociale e ambientale, e che ha già elargito 85 milioni di dollari. Ventuno anni fa l’idea di proteggere i mari o spendere soldi per un’area verde nel cuore di una città non era ancora radicata e nemmeno, purtroppo, la consapevolezza che la Terra stava lanciando un grido d’aiuto. Oggi, in linea con le guide delle Nazioni Unite, Tiffany & Co. dichiara i suoi Obiettivi di Sostenibilità 2025, un programma dove spicca l’intento di arrivare tra quattro anni a tracciare il 100% dei diamanti registrati singolarmente (risalendo fino alla miniera di origine o alle miniere approvate del fornitore); di essere la realtà del lusso più inclusiva; di raggiungere le zero emissioni nette di gas serra; e di eliminare tutti gli imballaggi di plastica monouso. Mentre entro il 2021 si punta a una tracciabilità totale di tutto l’oro, l’argento e il platino, risalendo fino alla miniera o a chi si occupa del riciclo. Un’agenda fitta che, senza quel passo significativo fatto nel 2000 in termini filantropici, difficilmente oggi si potrebbe compiere con la stessa sicurezza.
Ha ancora senso promuovere azioni di charity?
«Qualche anno fa era stata decretata la morte della filantropia che avrebbe dovuto riformarsi sulla base di principi commerciali e ragionare non più in termini di sovvenzioni, ma di investimenti. Noi non l’abbiamo mai interpretata così e i fatti dimostrano che la filantropia progettata sul lungo termine può davvero imprimere il cambiamento necessario al mondo, perché riesce a impattare sulle comunità locali. Riguardo al business vero e proprio, sappiamo non solo di dover ridurre la pressione delle produzioni sul pianeta, ma di poter usare la nostra voce per fare sì che ciò avvenga in generale. E quanto abbiamo realizzato con la fondazione dà credibilità alle nostre azioni, non si tratta di greenwashing».
Come contate di diventare i più inclusivi?
«Non limitandoci solo ad assumere diverse tipologie di persone. I messaggi che lanciamo al pubblico sono altrettanto importanti, per questo abbiamo smesso, per esempio, di comunicare in termini di collezioni Bridal: l’amore è un concetto molto più ampio di quanto sia stato caratterizzato in passato».
Qual è il senso ultimo dei vostri Obiettivi per il 2025?
«I clienti possono sentirsi fieri di indossare un gioiello Tiffany perché contribuiscono a imprimere delle svolte positive. In passato ci si accontentava di non recare danni, oggi la gente vuole fare la differenza, in meglio, per il mondo».
LUSSO E IMPEGNO
Anisa Kamadoli Costa, Chief Sustainability Officer di Tiffany & Co. Nelle altre foto: i celeberrimi diamanti della maison e alcune fasi di lavorazione dei suoi gioielli.