Come «rendersi utili» in vacanza
Mare da sogno, palme al vento, sabbia immacolata, d’accordo. Ora però i viaggiatori cercano qualcosa di più.
Per esempio: rendersi utili. Siamo stati in GIAMAICA con la Sandals Foundation, che porta gli ospiti fuori dal resort per conoscere (tutelare, migliorare) l’altro lato della vacanza
Viaggia da sola?», mi chiede il poliziotto all’Immigrazione di New York. «Cosa è venuta a fare?». «Sono in transito per la Giamaica».
«Sole, mare e reggae?».
«Anche, ma in realtà vado a fare volonturismo». «What?».
È vero, sembra strano, data la destinazione divertente, danzerina e con un mare così bello. Ma lo scopo del viaggio questa volta è anche conoscere le attività di educazione, cura e tutela ambientale della Sandals Foundation (sandalsfoundation.org) nei Caraibi, e prendere parte ad alcune delle tante attività.
Anche se poi, bisogna ammetterlo, il soggiorno si svolge tra Ochi, Montego Bay e Royal Caribbean, tre resort del gruppo Sandals (sandalsresorts.it) sulla spiaggia, con scenario caraibico tipico: mare stupendo, sole, sport, cocktail e cibo 24/7. Tutto a disposizione, tutto incluso, no limit. Facilissimo. Vuoi fare snorkeling nella barriera corallina? Ogni due ore parte una barca, e ti perdi tra pesci gialli e blu. Ti viene voglia di pizza? Te la sfornano filante a bordo piscina. Vuoi un gelato per merenda? Entri, lo chiedi ed esci con la tua ciotola di palline colorate. Per non apprezzare devi avere proprio un caratteraccio, ma non sono pochi i viaggiatori che dopo un po’ decidono di uscire, conoscere le persone, vedere dove e come si vive fuori dal lato vacanza. Dunque eccoci pronti.
Tra le attività dei resort che ci ospitano, alcune sono organizzate per la fondazione. Le donazioni sono ben accette, e spese al 100 per cento per i progetti, ma anche il tempo è un contributo prezioso: chi ha piacere può andare nelle scuole locali, incontrare gli allievi, fare con loro esercizi di matematica e di lettura. Sono piccole cose, emozionanti. Alle elementari di Ocho Rios, Ricardo, 6 anni, fa già i conti a mente, e colora senza uscire dai bordi. In pochi minuti ha finito il compito, poi vuole parlare e giocare. Alla fine mi regala un elastico arancione per legare i capelli. Dori invece ha le treccine con le perline, la divisa in ordine, e di somme e sottrazioni non le interessa molto. Lei ha storie incredibili da raccontare, di leoni e altri animali feroci. Fa gli occhi grandi, per stupire i miei. In effetti ci riesce, con la sua fantasia. Entrare nel mondo di questi bambini è proprio un’avventura. Sono degli sceneggiatori nati, pronti per scrivere una serie tv.
Nell’aula non ci sono porte né finestre, c’è un baccano infernale. Fanno i doppi turni e le classi sono affollate. Perciò hanno appena costruito una nuova ala, anche grazie a Sandals Foundation, che ha fornito anche diversi computer per la classe di informatica. In totale, il programma educativo riguarda 462 scuole, più di 140 mila studenti, a cui fornisce infrastrutture e strumenti come libri, banchi, penne e quaderni, e tutto quello che serve per studiare.
Nel pomeriggio mi portano in un’altra scuola, dove il team della fondazione sta tenendo una lezione di tutela marina a una classe di prima media. Spiegano perché il mare è in pericolo, quali sono i rischi più gravi e cosa si può fare per limitarli. Una delle minacce peggiori è il lionfish, un pesce con gli aculei,
tanto bello quanto infestante, che incoraggiano a pescare e a mangiare: «Non si sa come sia arrivato, forse da un acquario, e sta creando grossi problemi all’ecosistema naturale», spiega Bianca Young, responsabile del Marine Sanctuary di Sandals.
L’ultima attività della giornata è la realizzazione di un murale sui nuovi spalti di cemento del campo sportivo finanziato dalla fondazione, sempre a Ocho Rios: ci sono anche le luci per le partite serali e ora manca solo il fondo dei campi da basket, pallavolo e calcio. L’impegno è in diversi ambiti, dalla riforestazione alla schiusa delle uova di tartaruga, dalla formazione alle cure sanitarie. Piccole cose rispetto alle esigenze di un popolo che vive con 60 dollari in media a settimana, dove l’università è per pochi e le case sono spesso baracche. Ma sono i primi passi verso un turismo più consapevole, che comunque, in 10 anni, ha realizzato progetti per oltre 58 milioni di dollari.
Tornati in hotel, si può approfittare dei privilegi che offre. La mia stanza, sia a Ochi che a Montego Bay, è una suite vista mare (quindi alba e tramonto), con tanto di antidoti per il jetlag, macchina per il caffè e selezione di rum. Sveglia spontanea alle 3 del mattino (le 9 in Italia), caffè e contemplazione sul terrazzino in attesa del sole e del buffet della colazione. Poi comincia la giornata, tra una lezione di reggae e una di patois, la lingua creola basata sull’inglese locale, dalla quale non si esce se non si impara almeno «Yah Man», un servizievole sì che riassume la disponibilità locale e la filosofia giamaicana del «no problem». Al Sandals Ochi i ristoranti sono sedici, mentre a Montego Bay si sceglie tra cucina francese, thai, afternoon tea, pub. Ma se sei tra i fortunati che riescono ad aggiudicarsi una delle ville o bungalow sull’acqua del Royal Caribbean il pranzo è consegnato a domicilio, all’ora che vuoi. Sono gettonatissime: per prenotarne una l’attesa è di due anni!
Ma ogni tanto, dicevamo, fa piacere uscire dal resort. Tutto è a due ore di distanza: il Black River con i coccodrilli, la distilleria di rum Appleton con gli alambicchi in attività e la degustazione finale, e le Blue Mountains coperte di banani, coltivazioni di pregiatissimo caffè, con picchi che a sorpresa arrivano a 2.256 metri.
Ai piedi delle montagne, Kingston è la capitale e l’osservatorio del cambiamento giamaicano. Dal rooftop del ristorante Red Bones, davanti a un piatto di jerk chicken (carne marinata in una miscela speziata piccante e poi grigliata) con ottima musica in sottofondo, osservo la città moderna. La distesa di case sgangherate è immensa, ma ha l’orgoglio di aver dato al Paese tutti i suoi eroi, incluso ovviamente Bob Marley: il suo bilocale nel ghetto di Trench Town è ora un centro culturale (ttcultureyard.com), la villa in centro è un museo (bobmarleymuseum. com)e Redemption Song è pari all’inno nazionale.
Si è fatto tardi. Torno a Montego Bay in tempo per la cena al Bombay Club, il nuovo ristorante indiano del Royal Caribbean. Ordino pane naan al burro e curry di gamberi. Che buono, e che mare, che luna. Un momento di non trascurabile felicità.