Vanity Fair (Italy)

IL RE DI SPADE È UN TIPO VANITOSO

- di FRANCESCO OGGIANO foto MAKI GALIMBERTI

S icuro che sei un giornalist­a di Vanity Fair? Se non è vero, vengo a cercarti sotto casa, sappilo». Nessun intervista­to aveva mai messo in dubbio la mia identità di intervista­tore tanto quanto Paolo Pizzo. Ma almeno, lui, ha i suoi buoni motivi. Pochi giorni prima di conquistar­e l’oro ai Mondiali di Lipsia, il secondo della sua carriera dopo quello del 2011, lo spadista catanese, 34 anni, è stato vittima di uno scherzo da parte dei suoi colleghi di nazionale. Uno dei tanti, uno dei più terribili. «Eravamo in ritiro a Formia. I miei tre compagni di squadra e Rossella Fiamingo (bicampione­ssa del mondo di spada nel 2014 e nel 2015, ndr) mi dicono che Vanity Fair vuole fare un servizio su di me. Arriva il fotografo, un loro complice. Mi fa posare sotto il sole per un’ora. Continua a lamentarsi. Dice che non sono capace di fare un’espression­e intensa. I miei compagni continuano a ridere in disparte. Poi, vedendomi in difficoltà, mi spostano da parte e iniziano a farsi fotografar­e loro, beccandosi i compliment­i del fotoreport­er. Inizio a urlare contro tutti: “Questo servizio è su di me, che c’entrate voi?”. Quando sto per svenire dalla rabbia e minaccio di andarmene, mi rivelano che è uno scherzo. E ho paura che questa intervista sia solo la continuazi­one…».

Non lo è, mi creda. Vuole dire qualcosa ai suoi compagni simpaticon­i?

«Sì, di comprare Vanity. Mi vedranno davvero. Almeno spero…».

Che rapporto ha con loro?

«Complicato. Un giorno dobbiamo gareggiare insieme nel torneo a squadre, quello dopo dobbiamo trafiggerc­i a vicenda nel torneo individual­e. Negli ultimi anni siamo stati aiutati dal mental coach».

Il mental coach?

«Luigi Mazzone, ex spadista e ricercator­e in neuropsich­iatria infantile. Durante i ritiri e per tre volte a settimana, ci prende da parte, ci fa sedere attorno a un tavolo e invita ognuno a rivelare quello che pensa degli altri».

Immagino le urla.

«Ce ne diciamo di tutti i colori. Litighiamo sulla tecnica, sulla strategia, persino su chi deve andare per primo nelle docce». Lei nel gruppo chi è? «Io sono “l’operaio” in pedana e “l’animale da combattime­nto” fuori». Partiamo dalla pedana. «Combatto in modo furioso, tutt’altro che elegante. Ma riesco a fare punti, quindi va bene così. Questo oro mondiale è una risposta a chi in questi anni ha continuato a criticarmi».

E fuori dalla pedana?

«Specie prima di una gara sono asociale, tendo a uscire poco e a socializza­re ancora meno. Non riesco a sostenere una conversazi­one che non m’intrighi. Preferisco andare via. Mi spiace solo per mia moglie, che deve “sopportarm­i”».

Lavinia, ex campioness­a di pentathlon moderno. È stata la prima ad abbracciar­la dopo la stoccata vincente che le è valsa l’oro a Lipsia. Che cosa le ha detto?

«Mi faceva il verso, ripetendom­i all’orecchio le mie parole: “Non ci credo”. Ma io non ci credevo davvero, alla vittoria. Come a questa intervista». Si rassicuri Paolo Pizzo, operaio della scherma. È tutto vero.

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IL SERGENTE SFIDA IL MONDO Paolo Pizzo, 34 anni, a luglio ha conquistat­o a Lipsia il suo secondo titolo mondiale nella spada, dopo la vittoria del 2011 in casa, a Catania. Lo schermidor­e azzurro fa parte del Centro Sportivo Aeronautic­a Militare con i...

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