Vanity Fair (Italy)

FACCIAMO CHE HO IL LATO B DI BELÉN

- foto MAKI GALIMBERTI lavinia farnese

In una foto di quand’era bambina, Virginia Raffaele è al luna park di Roma, ai tempi proprietà di famiglia. C’è una ragazzina vestita da principess­a che volteggia. Ma non è lei, che se ne sta invece nel lembo sinistro dello scatto, imbacuccat­a nei panni di un clown. Broncio sul viso, un misto di meraviglia e incomprens­ione per quella lì, che ha tutto ciò che lei vorrebbe. «Ancora oggi osservo corpo, tic, voce, gesti di un’altra e ci entro dentro. Per l’ennesima innocente evasione». Farà così anche nel suo primo one woman

show, in arrivo in Tv dopo Sanremo e una tournée, Performanc­e. Il titolo del programma è già un gioco: Facciamo che io ero. Facciamo che è lei da piccola, allora. «Ero “quella delle giostre”. Davo i pesci rossi a chi li vinceva. Finivo i compiti sulle panchine. Buffa mio malgrado. Presa in giro parecchio: gambe lunghe, corpicino, sempre qualcosa fuori posto». Facciamo che è lei adolescent­e. «Eravamo aperti sempre, festivi compresi. C’era da faticare. Sentivo il peso della responsabi­lità. Niente cazzate come droga, fumo, alcol o mega vacanze con le comitive. Primo bacio sotto al Brucomela». Facciamo che è lei oggi. «Lavoro e basta. Non mollo un centimetro, mai. Non svuoto la testa, non mi abbandono. Mi punto la pistola alla tempia da sola. Quando mi dicono: “Questo è il tuo momento”, mi sale l’ansia. Lo vedo che finisce. Antidoti? La leggerezza, quando riesce nel senso di Calvino: planare sulle cose dall’alto». Facciamo che è i suoi genitori. «Hanno avuto trascorsi faticosi, a volte dolorosi, e pieni di sacrifici. Poi ci hanno tolto il parco dal niente, dopo mezzo secolo che eravamo lì. Noi tre insieme siamo la bussola». Pensa mai a figli suoi? «Ho avuto vicino per cinque anni la figlia del mio ex compagno (Ubaldo Pantani, ndr), e oggi mi manca un pezzo». E un uomo? «La solitudine pesa, ma ci sono periodi che non ce n’è per niente e nessuno». Si piace? «Quando trasformo il contrattem­po in una battuta, e chi mi sta davanti sorride». Che cosa le fa paura? «L’errore. E la fine. Quando si spengono le giostre». Porta maschere al silicone, come le donne sfregiate dall’acido. «Quel tipo di realtà mi spegne qualsiasi tipo di ironia, fantasia e serenità». Le donne che imita: che cosa vorrebbe di Ornella Vanoni, gli uomini? «Il Gino? No, grazie. La Milano di Strehler». Di Belén? «Il sedere». Di Donatella Versace? «Le conoscenze. Farmi un aperitivo con Lady Gaga». Di Sabrina Ferilli? «Il modo affettuoso di usare il “Tacci tua”». Di Marina Abramovic? «La genialità». Di Sandra Milo? «La fanciullez­za, fino agli 80». Di Carla Fracci? «La leggiadria, la grazia, l’eleganza». Di Pippa Middleton? «Non il nome».

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