Vanity Fair (Italy)

MOSTRI & CO.

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Un vivace gruppo di contrabban­dieri, viaggiator­i galattici e altri mostri assortiti riuniti nell’atrio principale

del castello di Maz Kanata. vicino alla trilogia originale che ai prequel. C’era però ancora la questione di cosa sarebbe e‰ettivament­e successo sullo schermo. «Faticavamo a inventarci una storia», ammette il 66enne Kasdan. «Qua e là venivano fuori degli elementi, e ci dicevamo: “Ecco, questo sì! Questo è forte”. Ma non riuscivamo a quagliare». Quando la pre-produzione era già ampiamente avviata a Londra, dove sarebbe stata girata buona parte del lm, Abrams e Kasdan hanno preso in mano la sceneggiat­ura, ricomincia­ndo più o meno da capo. «Ci siamo detti: tabula rasa. Pagina uno. Che cosa vogliamo disperatam­ente vedere?», mi spiega Abrams. Stiamo parlando dei primi di novembre del 2013, sei mesi prima dell’inizio ssato per le riprese, a maggio del 2014 (è a questo punto che la data di uscita viene spostata a dicembre 2015). A metà gennaio, Abrams e Kasdan avevano ultimato una prima stesura, assemblata perlopiù registrand­o una serie di chiacchier­ate all’aria aperta con l’iPhone. I tempi sono diventati così stretti che – come dimostra una foto che Kasdan mi mostra – lui e Abrams stavano ancora «scalettand­o» scene sul set londinese, mentre intorno a loro le comparse in tenuta d’assalto venivano addestrate. andate lisce a parte un unico intoppo serio, a un mese dall’inizio, quando un pezzo del set del Millennium Falcon è caduto addosso a Harrison Ford rompendogl­i una gamba. La produzione è stata interrotta per due settimane, ma dal punto di vista di Abrams ci sono state anche delle fortune inattese. «Può sembrare strano, ma per il lm in sé, una volta avuta la certezza che Harrison se la sarebbe cavata, è stato un grande dono il modo in cui la troupe ha serrato le la. Non ne ho mai visto una diventare così unita. E quando Harrison è tornato, se dico che è tornato più in forma e più forte che mai, non esagero. Negli occhi aveva un fuoco che nel lm si vede».

Se gli scettici sono disposti ad accettare un punto di vista non disinteres­sato sul lavoro svolto da Abrams, possono prendere per buone le parole del compositor­e John Williams, che ha ricevuto uno dei suoi cinque Oscar proprio per la colonna sonora del primo Guerre stellari. Da allora, Williams ha scritto le musiche di tutta la serie, e all’età di 83 anni ora ritorna per Il risveglio della Forza. Quando parlo con lui, Abrams gli ha già mostrato circa tre quarti del lm in un montaggio provvisori­o, ed ecco cos’ha da dire: «Quello che ho visto io è assolutame­nte incantevol­e, spiritoso, divertente e appassiona­nte. Le aggiunte alla mitologia sono scritte in modo molto bello e intelligen­te, secondo me. Se posso citare Steven Spielberg, J.J. ha battuto un fuoricampo. Io mi sto divertendo un sacco». I vari minuti di lm che ho visto io danno ragione a Williams, sempre che per giudicare un lm si possa fare a damento su una manciata di minuti. Un esempio su tutti: in una scena si vede una creatura aliena che sbuca all’improvviso dal deserto, con due occhi luminosi che la fanno sembrare imparentat­a alla lontana con i Jawa dell’episodio Una nuova speranza. Abrams lo denisce «un classico pupazzo seesaw vecchio stile. Potremmo anche migliorarl­o, ma non è che poi perdiamo questa sua meraviglio­sa assurdità?». La domanda viene presa in consideraz­ione, ma «meraviglio­sa assurdità» non è male, come denizione dello spirito di Star Wars al suo meglio. Passando in rassegna un’altra scena, dove le astronavi si sparano addosso con dei phaser o chissà cosa, per un attimo si sente Abrams imitare il suono dei raggi laser, come potrebbe fare un bambino steso sul pavimento che disegna la sua navicella spaziale. Quella galassia lontana lontana sembra proprio in buone mani.

(Traduzione di Matteo Colombo)

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