I tre gioielli di casa Windsor
Belli, spontanei e anche beneducati. I tre figli di Kate e William sono la miglior assicurazione sulla vita che la monarchia potesse desiderare
i 7 anni di prince george
Il vero asso nella manica della monarchia inglese? Sono i tre principini di casa Windsor. Belli, sorridenti, beneducati e anche (all’occorrenza) terribilmente notiziabili. George, che compie 7 anni il 22 luglio, è il primogenito, nonché il futuro erede alla Corona dopo Charles e papà William.
Ha un carattere timido e riservato ma, se necessario, sa anche essere “grumpy”, cioé scontroso e quasi selvatico, secondo la fulminante esternazione di mamma Kate. Charlotte, scrivono i tabloid, è invece la più monella dei trio, la più carismatica e solare, quella che trascina tutti i fratelli a compiere qualche marachella di troppo. Louis è invece il piccolino, e come tutti i cuccioli di casa, imparerà forse a tirare fuori gli artigli. Sono loro, che durante il lockdown si rotolano felici insieme a papà William sul pratone della residenza di Anmer Hall, il vero, grande spot della monarchia britannica. Sul cuginetto Archie, il primogenito di Harry e Meghan, sta tramontando invece il sole, e soprattutto (almeno in parte)
tustyle
il morboso interesse dei paparazzi. Ma come vengono educati i tre principini? E a quale modello educativo si rifanno il Duca e la Duchessa di Cambridge?
LIBERAL E TRADIZIONALISTI
Pare che, alla rigida educazione vittoriana, Kate e William preferiscano la tecnica pedagogica, vagamente progressista, chiamata “del chat sofà”. Quando cioé uno dei tre rampolli - foss’anche l’erede al trono della Corona - sbaglia, papà e mamma bandiscono sfuriate e umilianti punizioni corporali.
E invitano i bambini, con calma olimpica e voce bassa, a sedersi su un divano, per sorbirsi una predica che è sempre meglio di una tradizionale bacchettata sulle nocche. Times, they are a-changin’, anche nelle famiglie reali, dove l’educazione dei piccoletti, da secoli, è questione di Stato.
Non che i due genitori rinuncino all’etichetta: mani ben dritte nei saluti alle cerimonie pubbliche, inchini reverenti di fronte alla bisnonna a partire dai 5 anni, pantaloncini obbligatori per i due maschietti di casa, smalto sulle unghie bandito per la piccola Charlotte, divieto assoluto di viaggi congiunti per il piccolo George e papà William, per questione di sicurezza nazionale... Insomma, col protocollo reale non si scherza, persino in una famiglia, come quella di Kate e William, che ha mandato il piccolo George in un asilo montessoriano, per poi iscriverlo alla Thomas’s School di Battersea a Londra, insieme ad altri 560 pargoletti, dove anche ai maschi insegnano l’arte del balletto. Scusate se è poco, ma ci sono famiglie di commoner dove, se il ragazzino di casa volesse danzare sulle punte, il papà lo prenderebbe a scudisciate. A Kensington
Palace, però, un ruolo chiave nell’educazione dei tre rampolli (da quando George aveva solo 8 mesi) lo gioca anche la professionale tata di corte, Maria Teresa Turrion Borrallo. Spagnola, 48 anni, viene definita la Mary Poppins dei Royal babies ed è un’esperta di arti marziali (non sia mai che ai pargoli si avvicini qualche malitenzionato). A loro ha imposto una serie di regole stringenti: tutti a letto dopo cena, poca tv, dispositivi contingentati e tanto tempo all’aria aperta. Tata Maria, con la sua uniforme beige, la bombetta e le scarpe basse, è qualcosa di più per i tre bambini di una semplice baby sitter. È quasi una di famiglia e Kate, dicono, si fida ciecamente di lei e delle sue scelte.
HAPPY FAMILY
È sempre complesso distinguere tra quella che è l’immagine pubblica della famiglia reale (ovviamente ingentilita ed edulcorata) e il vero vissuto quotidiano. È certo però che i principini - con la loro educata spontaneità - hanno contribuito a ringiovanire l’immagine della Corona: da un lato la nonna, regina Eliabetta, un’immarcescibile e arzilla vecchietta di 94 anni, dall’altro tre rampolli, uno più carino dell’altro. Il futuro della Monarchia (principe Andrew implicato nel caso Epstein a parte) non è mai stato così saldo.