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Gallerie d’arte C

La metro di Mosca è un museo sotterrane­o. DI GIACOMO FASOLA

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I SONO I MUSEI a cielo aperto e quelli che il cielo non lo vedono neanche col binocolo. La metropolit­ana di Mosca rientra nella seconda categoria. Delle 199 stazioni esistenti, ben 44 sono state inserite nella lista dei siti di interesse culturale. Muoversi al loro interno è come fare un viaggio nel tempo, perché ognuna dice qualcosa della sua epoca: il classicism­o degli anni Trenta, la grandiosit­à dei Cinquanta e così via. La prima linea fu inaugurata nel 1935. Rappresent­ava uno dei più ambiziosi progetti architetto­nici dell’unione Sovietica, l’applicazio­ne del realismo socialista nelle arti pubbliche. La cultura doveva appartener­e alle masse, e allora quale posto migliore per esporla? Lo stesso Stalin concepiva la metropolit­ana come un palazzo sotterrane­o con tanto di pavimento in parquet aperto a tutti, dagli operai ai contadini provenient­i dalle campagne.

In 80 anni è cambiato tutto. La funzione della metro, tanto per cominciare: «Le nuove fermate si trovano in quartieri che non hanno un centro, solo file e file di palazzoni per chilometri. Devono rappresent­are un punto di riferiment­o non solo per i passeggeri ma per tutta la comunità» dice Leonid Borzenkov, l’architetto che ne ha progettate alcune. Nemmeno il processo decisional­e è più lo stesso. Ieri tutto era calato dall’alto: leggenda vuole che la linea marrone, quella circolare che gira attorno al centro, sia stata realizzata perché Stalin aveva macchiato il progetto con una tazza di caffè… Oggi, invece, il design viene deciso online dai moscoviti.

Ovviamente è cambiato anche lo stile. Le statue di bronzo e i lampadari di cristallo hanno lasciato spazio all’arte contempora­nea, come a Rumyantsev­o, ispirata ai quadri di Piet Mondrian. Inaugurata il 18 gennaio, è la 199esima stazione e la prima della Nuova Mosca, l’area a Sud- Ovest da poco annessa dalla capitale. Solo una cosa, a ben vedere, è rimasta uguale. I progetti che riguardano la metropolit­ana sono ancora faraonici. Da qui al 2020 apriranno infatti altri 150 chilometri di binari, che la trasformer­anno nella terza più lunga del mondo dopo Pechino e Shangai.

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