Qui si parla di uomini
Dolori all’apparato genitale, gonfiori e problemi di minzione sono campanelli d’allarme che non si devono ignorare. Ecco come correre ai ripari
IL 10% DEGLI UOMINI FRA 40 E 50 ANNI SOFFRE GIÀ DI IPERTROFIA PROSTATICA BENIGNA.
Senso di pesantezza all’inguine, scroto leggermente gonfio oppure una minzione che si fa più frequente: l’apparato genitale maschile spesso può presentare alcuni disturbi che possono alterarne il benessere, mandando in tilt anche il piacere sotto le lenzuola. Saper riconoscere in tempo le spie d’allarme è il primo passo, sia per tornare a vivere con serenità il momento dell’amore, sia per salvaguardare la propria salute intima. Ecco una piccola guida per farlo.
WALKING E BAGNI CALDI CONTRO LA PROSTATITE
Tutti pensano che la prostata, ghiandola maschile per eccellenza, crei problemi solo con l’arrivo della terza età. «E invece può farsi sentire anche prima. Succede quando si rimane vittima della prostatite, un’infiammazione che coinvolge il 10% degli under 50», spiega il professor Roberto Carone, direttore della Neurourologia dell’ospedale Cto di Torino. «Può essere causata da germi che colonizzano l’intestino o trasmessi per via sessuale (come la clamidia). Ma anche innescata da cattive abitudini alimentari, sedentarietà, stress o astinenza prolungata». I sintomi: dolore durante l’eiaculazione, bisogno di urinare frequentemente sia di giorno sia di notte, bruciore quando si fa pipì e la percezione di non svuotare completamente la vescica. Una visita dall’urologo, però, è sufficiente per far chiarezza. I primi provvedimenti da mettere in campo: «Eliminare il consumo di birra (aumenta l’infiammazione), camminare almeno 40 minuti al giorno, evitare spostamenti in bici o motocicletta (per evitare traumi alla zona perineale) ed effettuare alcuni bagni caldi, immer- gendo le parti intime in acqua a 38 °C per una decina di minuti: aiutano a decongestionare la ghiandola», continua Roberto Carone. «Se la prostatite è batterica, ok anche agli antibiotici, da assumere dietro prescrizione medica per almeno 15-20 giorni».
SE LA GHIANDOLA SI INGROSSA POSSONO BASTARE GLI INTEGRATORI
Dopo i 50 anni la prostata va incontro a un aumento di volume che prende il nome di ipertrofia prostatica benigna. Si tratta di un effetto naturale dell’invecchiamento, tanto che ne soffrono circa 6,6 milioni di maschi italiani: metà dei cinquantenni, il 65% degli over 60 e l’80% dei settantenni. «La ghiandola schiaccia il collo della vescica, alterando la minzione che diventa urgente e frequente, soprattutto di notte. Spesso però diventa anche più difficile iniziare a “liberarsi”, con un getto d’urina più debole, che lascia la sensazione di non essersi svuotati completamente», puntualizza l’esperto. «Per valutare l’ingrossamento e decidere le cure successive bastano una visita specialistica e un esame chiamato dosaggio del Psa: se la vescica si libera regolarmente e l’adenoma è ridotto non serve alcuna terapia ma, a scopo preventivo, il medico può suggerire degli integratori a base di estratti di Serenoa repens, pianta dalla spiccata azione antinfiammatoria. Quando il problema è più serio, invece, ok a farmaci a base di dutasteride, principio attivo che impedisce ulteriori ingrossamenti della ghiandola e in grado di ridurne il volume, associati a medicinali alfa-litici che permettono il corretto svuotamento della vescica. Solo nei casi che non rispondono alle terapie può essere necessaria la chirurgia: in anestesia generale o locoregionale, lo specialista raggiunge la ghiandola con una sonda laser introdotta attraverso l’uretra e vaporizza l’eccesso di