I consigli del sommelier Vini da sgombro..............
SONO I BIANCHI VIVI, VERSATILI, DALLA DELICATEZZA MAI BANALE. SOLO LA COTTURA AL TEGAME RICHIEDE VINI ROSSI E ROSATI
COMBINAZIONI DI GUSTO
È sensuale la stoffa degli insaturi omega 3 dello sgombro: si tratta di grassi celati nella polpa del pesce e quindi non così scoperti da poter essere “attaccati” in modo semplice. Il matrimonio tra cibo e vino è sovente questione di contrasto, col ragionevole scopo di far tornare la bocca in uno stato di rinnovata accoglienza. Tuttavia si scopre sempre più che non è possibile limitarsi all’opposizione di un sapore contro l’altro. Per esempio l’acidità, sostanza utile per la vita del liquido odoroso, è una sensazione preziosa nel suo rapporto con la tavola, ma se resta l’unico strumento per affrontare la complessa materia prima dello sgombro, produrrà uno sgradevole effetto metallico, con la conseguenza di compromettere la piacevole densità dell’insieme. La chiave è nella capacità del vino di associare alla freschezza pulente la partecipazione dell’alcol e del corpo, così da ritardare i tempi di azione sull’eredità lasciata dal boccone appena deglutito, prima condividendone la tenerezza e, solo in fondo, quasi nel retrogusto, incidere con un taglio netto. Conosciuto anche col nome di maccarello, lo sgombro ha tutti i pregi del miglior pesce azzurro, a cominciare dalla versatilità nella cottura, come dimostrato dalle ricette del nostro servizio che spaziano in quasi tutte le direzioni. Vediamo, secondo la preparazione, quali tipologie di vino lo accompagnano meglio.
L’IMPORTANZA DELLA COTTURA