Sgarbi racconta l’idillio verde
Il dipinto di Giuseppe Pellizza da Volpedo, ma anche L’estasi di San Francesco di Tiziano e tante mostre fotografiche. Il 15 settembre, a Palazzo Doebbing, nel comune laziale ha aperto i battenti un museo che ospita opere meravigliose. Parola di Vittorio
D evo confessare di essere irresistibilmente attratto da un dipinto di Giuseppe Pellizza da Volpedo, tradizionalmente identificato in una «passeggiata amorosa». Non si può negare che sia un titolo pertinente, e che una passeggiata amorosa ne sia propriamente il soggetto. Ma, dopo la pulitura e il rintelo, sul retro del dipinto è apparso il titolo originale: Idillio verde. Difficile immaginare una denominazione più pertinente. Della parola idillio è implicita la declinazione amorosa, nell’aggettivo verde l’aura, l’immersione nella natura, un’armonia della vegetazione. Il dipinto, da solo, è ora esposto, con tutta la concentrazione possibile, quale chiede l’attitudine leopardiana dell’idillio, nel nuovo, bellissimo museo che si è aperto a Sutri, il 15 settembre, nel maestoso Palazzo Doebbing, sede della curia vescovile, restaurato con grande attenzione e grande gusto, grazie all’architetto Romano Adolini, dalla Regione Lazio. Difficile immaginare uno spazio più poetico e versatile, dove verranno trasferiti una parte dell’antiquarium di Sutri, con il celebre Efebo, e le opere più a rischio del patrimonio di arte sacra della diocesi, a sua volta oggetto di una mostra:
La bellezza di Dio.Tesori d’Arte sacra nella Tuscia. Una pre- ziosa selezione di dipinti, sculture, oggetti d’arte dal XIV al XVII secolo, provenienti dal territorio della diocesi di Civita Castellana. Un inno alla bellezza di Dio attraverso la visione e il magistero di artisti e artigiani dotti e ispirati nella rappresentazione dell’iconografia cristiana.
Gli spazi espositivi, oltre che all’Idillio verde, sono de
stinati a una mostra di fotografie di Wilhelm Von Gloeden in dialogo con i dipinti di Roberto Ferri, virtuoso maestro intorno al quale ho istituito l’Accademia di belle arti, presieduta da Emmanuele Emanuele, che aprirà i suoi corsi in primavera nella sede comunale di Villa Savorelli. Il dialogo sarà sotto l’insegna di «Kouros». Così come quello di Luigi Serafini e di Matteo Basilè nell’accostamento di icone della natura e dell’uomo con storia e monumenti immaginati per un’archeologia senza tempo. Serafini riporterà a Sutri una fantastica Altalena etrusca.
Accanto a loro, due verginali artisti di Trento, anzi della Val di Sole, di Caldes, Luciano e Ivan Zannoni trasferiranno a Palazzo Doebbing, sulle terrazze e nel giardino antistante, animali e piante immortali, ferri battuti creati dalla mano e dal cuore, già in mostra in Biennale e in Expo.
Infine, il 15 dicembre, sempre dal museo di Ascoli Pi
ceno arriverà la grande, maestosa tela con L’estasi di San Francesco di Tiziano, il cui incandescente paesaggio è una risposta tellurica, sulfurea all’Idillio verde. Così si inaugura un nuovo museo, in un palazzo meraviglioso ripristinato agli inizi del secolo scorso da un vescovo illuminato. Ma la bellezza di Sutri è nella natura che la circonda e la avvolge, simile a quella che vediamo nel dipinto di Pellizza da Volpedo.
Guardate bene l’Idillio verde: quella siepe, quei prati, quel declivio terrazzato sembrano raffigurare l’area dell’anfiteatro e della necropoli, immersi nell’ambiente boschivo di Sutri. Uno specchio, uno specchio luminoso. La scelta del dipinto favorisce queste corrispondenze, più occasionali che volute, come la coincidenza del ritorno a Pellizza da Volpedo, nel 150º anniversario della nascita, che è contemporaneamente celebrato con una mostra nel suo studio nella città natale.
Pellizza da Volpedo è conosciuto universalmente per
il suo Quarto stato che inaugura il secolo XX, ed è forse il primo dipinto di soggetto civile della nostra tradizione pittorica, icona delle lotte proletarie di tutto il Novecento. Il Quarto stato è il manifesto politico di Pellizza da Volpedo, l’Idillio verde è la sua meditazione lirica, la sua interiorità romantica; e sono entrambi dipinti nel 1901 come introduzione a un mondo nuovo. Il Quarto stato è una marcia, un avanzare per conquistare diritti e dignità. Idillio verde, letteralmente, una passeggiata amorosa. Una formidabile tensione luminosa, una vera e propria tessitura di luce, è favorita dalla stesura di piccole macchie, punti di colore secondo la tecnica divisionista o pointillista, che caratterizza i corrispondenti francesi di Pellizza da Volpedo, in particolare Georges Seurat. Ma ciò che è artificioso e forzato nei pittori d’oltralpe, come un teorema scientificamente misurabile (penso al Paysage avec cheval di Seurat), appare naturale, come l’alito della creazione, in Pellizza da Volpedo. Camminando nel parco archeologico di Sutri si vive la stessa emozione che Idillio verde trasmette. Osservarlo a Sutri, affacciandosi dalla terrazza di Palazzo Doebbing verso villa Savorelli e l’area archeologica, nella collina di tufo e di verde, ci avvolge in una indistinguibile fusione di arte e natura.
A questa atmosfera intatta e arcaica può essere assimi
lato, risalendo al Quarto stato, l’integro mondo contadino, talvolta commovente, di povertà dignitosa e poesia rurale, preservato da un pittore dimenticato, realista e simbolista, della stretta e isolata tradizione aostana: Italo Mus. Ovvero l’odore del legno. Protezione, tradizione, famiglia. È quell’odore, di legno di noce, che più di ogni altro pittore Italo Mus descrive in tele che hanno la forza di Sironi e l’intimità di de Pisis. Ritirato in Valle d’Aosta, Mus va restituito alla pittura italiana del Novecento, come un integro pittore dell’uomo, del suo lavoro, dei suoi valori. Nelle opere di Mus, nelle lunghe serate d’inverno, arrivano i rintocchi delle campane di Rouault e di Permeke, attribuendo a Mus una dimensione internazionale, come poeta del dolore e della consolazione. Il mondo contadino è un mondo universale, di valori antichi.
Un altro mondo, che è finito per diventare il nostro, in un conflitto fra protezione di sè, difesa di tradizione, e condivisione di valori umani e cristiani che sono riassunti nella parola solidarietà, è nell’epopea dei migranti, il nuovo
Quarto stato, raccontata con pathos e registrazione fedele e dolente, da Giovanni Iudice, in una dimensione del dolore e della infinita solitudine umana che non può non riguardarci. Un vero manifesto della Nuova Europa che cambia anima e pelle. Diversi mondi che si ritrovano a Sutri, tornata capitale, per stimolare e innalzare il desiderio della conoscenza, in un’ansia di crescita della umana sensibilità. Ai giovani perchè non siano perduti.