Le «casette chiuse» dell’amore
Nate dalla fantasia dell’artista Maurizio Orrico, sono realizzate in cartone pressato. E pronte in tre minuti.
Èarte sociale, e vuol cambiare le vite delle persone: anche se nella nicchia di interventi che possono far sorridere, semplici ma metaforicamente preziosi. Maurizio Orrico crea casette di cartone e le regala alle prostitute e ai clochard che vivono sulle strade delle nostre città: 55 anni, di Cosenza, artista eclettico che ha partecipato più volte a Biennali ed esposizioni blasonate in tutto il mondo, Orrico ha trovato in Vittorio Sgarbi un nume tutelare: «Mi ha dato tutto il suo sostegno e ha creduto subito in questo progetto» spiega l’artista. «Così, dopo averlo tenuto per anni “fermo” in studio, ora ho potuto realizzarlo. Tra luglio e agosto presenteremo le “casette dell’amore” per le prostitute».
In cartone pressato, da montare in tre minuti, nate per consentire alle prostitute di esercitare il mestiere in modo riservato e sicuro: «Queste persone lavorano spesso in condizioni, anche igieniche, tremende. Ho voluto creare piccoli ripari, dotati di optional, come tasche per contenere prodotti disinfettanti e salviette pulite. È un messaggio anche contro il perbenismo di chi pre preferisce voltarsi dall’altra parte». Non si volt volta invece dall’altra parte Orrico, che vu vuole riavvicinare l’arte ai temi fonda damentali della vita: toccare le corde de della sofferenza, della solidarietà, non rin rinchiudersi in una torre d’avorio fine a se stessa. «Lo scorso febbraio avevo realizzato le casette per i clochard per permettere loro di ritrovare quel minimo di dignità che la vita in strada ha tolto» continua. «Quel valore intrinseco che spesso dimenticano di aver avuto, e che un piccolo posto dove ripararsi, anche solo dal vento o dagli sguardi indiscreti, può far ritrovare».
Con l’appoggio dei City Angels, l’associazione fondata da Mario Furlan per i senza dimora, e del Comune di Milano, l’iniziativa aveva portato alla realizzazione di 10 casette distribuite ai senza tetto milanesi: «Avevano trovato anche altri utilizzi a seconda di chi le ha ricevute: alcuni clochard le hanno usate per pregare» sorride Orrico. «Ci aspettiamo quindi che anche le nuove “casette dell’amore” possano essere re-interpretate. In fondo l’arte è un regalo che facciamo alle persone, e che ognuno poi percepisce in base alla propria sensibilità».